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Rassegna stampa

De Rossi si rifà con la Nazionale delle amarezze in giallorosso

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L’azzurro, spesso, può essere alternativamente quello del mare in tempesta oppure quello della rada silenziosa, dove attraccare quando fuori fischia il vento e le onde paiono troppo cattive. L’impressione è che stavolta l’azzurro della Nazionale, per Daniele De Rossi, racconti il calcio nella seconda versione. La Roma giallorossa, infatti, per il centrocampista di Ostia è amore profondo, e proprio per questo anche sofferenza. Non è escluso, perciò, che la convocazione nell’Italia per De Rossi sia balsamo sulle ferite che le ultime due gare nella squadra di club gli hanno provocato.

DEGRADATO – La storia è nota, come i graffi successivi che ne sono scaturiti. Nel ritorno del preliminare di Champions contro il Porto, entra duramente su Maxi Pereira e, causa espulsione, lascia in 10 una squadra già in svantaggio. Tanti non gliela perdonano, fra questi anche il suo allenatore, Spalletti, che si appella al codice interno esistente nel gruppo per togliergli la fascia da capitano nel successivo match in trasferta contro il Cagliari. La durata della punizione, filtra da Trigoria, sarà commisurata alle giornate di squalifica che Daniele riceverà dalla Uefa. Giusto o sbagliato? Complice anche la modesta prova sarda, il tifo si divide. Vero che De Rossi è giunto alla espulsione numero 14 della carriera adulta, ma se in altri casi era stato punito per sciocche azioni paracalcistiche (manate, gomitate), stavolta l’errore – perché di questo si è poi trattato – era stato partorito da un intervento di gioco.

C’È LA FRANCIA – Al netto delle doverose scuse, in molti si sono chiesti se privarlo della fascia non sia stato eccessivo. Una cosa è certa: il codice etico di Ventura – come quello di Conte e a differenza di quello di Prandelli – non prevede esclusioni dalla Nazionale per fatti del genere, e così stasera contro la Francia il centrocampista è pronto a dare il suo contributo nella partita di esordio del nuovo c.t.. E non in una sfida qualsiasi, visto che l’avversario di turno si chiama Francia. Nobiltà europea, quindi, visto che il secondo posto nell’ultima rassegna continentale (con relativa amarezza) è vecchio solo di un paio di mesi. Ma la Francia non è solo questo, soprattutto per De Rossi. I «blues», in fondo, per lui rappresentano la plastificazione stessa della caduta e della resurrezione, il tutto cominciato proprio da un cartellino rosso. Nel Mondiale 2006 in Germania, infatti, nella seconda partita, quella contro gli Stati Uniti, Daniele incappò in una evitabile espulsione per gomitata che gli costarono 4 turni di squalifica e la rabbia silenziosa di Lippi, svanita e santificata nella fiducia concessagli nella partita successiva alla fine della punizione, ovvero proprio nella finale contro la Francia. In quell’occasione, poi, De Rossi scelse il modo migliore per farsi perdonare da tutti gli italiani: segnare uno dei rigori decisivi che proiettarono l’Italia sul tetto del mondo.

CAPOCANNONIERE – A 10 anni di distanza, con un terzo figlio in arrivo a giorni, a prescindere dall’impiego di stasera, Daniele è ancora al centro della Nazionale, irrobustito nello spirito dalle 106 presenze e da quei 18 gol segnati che lo rendono il capocannoniere di questa nuova era e il centrocampista più prolifico in azzurro dal Dopoguerra in poi. Quanto basta per provare a prendere di nuovo in mano l’Italia e provare a dimenticare la Roma almeno per un po’. D’altronde, per riconquistarla ci saranno dieci mesi di tempo. Poi il contratto scadrà e ci sarà un futuro da immaginare, forse per la prima volta anche lontano da casa. Ma saranno decisioni da prendere a mente lucida. Con la serenità di aver dato tutto quello che si poteva, e forse anche qualcosa di più

(Gazzetta dello Sport – M. Cecchini)

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FOTO: Credits by Shutterstock.com

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