Daniele De Rossi

AS ROMA NEWS GENOA DE ROSSI – Il ringhio della prospettiva: «Un allenatore forte si fa comprare i giocatori che vuole, una società forte ascolta le richieste dell’allenatore». «Non bisogna spendere tanto, bisogna spendere bene». Daniele De Rossi scruta il futuro, al quale giura di dedicare «il 5% del tempo perché devo pensare prima a concludere bene il campionato», e utilizza slogan solidi, efficaci, incisivi, scrive il Corriere dello Sport.

Non disconosce i meriti della sua rosa, non lo farà mai per rispetto e lealtà, ma con chiarezza fotografa la situazione della Roma delle ultime sei stagioni: «Se con diversi allenatori (e persino due proprietà differenti, ndr) abbiamo sempre oscillato tra il quinto e il settimo posto, significa che qualcosa va cambiato. Non dico che non sia un piazzamento rispettabile in classifica ma non è quello che vogliamo».

Questa non è stata la conferenza stampa di Roma-Genoa. E’ stata il palcoscenico in cui De Rossi ha puntualizzato per la prima volta il diritto all’ambizione. Con altri toni e altri termini sembra di ascoltare i concetti espressi da Mourinho in passato: «Non sono un matto, non andrò a chiedere giocatori che costano 100 milioni. E adesso è prematuro parlare dei nomi, anche perché stiamo aspettando a breve il nuovo direttore sportivo».

Sarà il francese Florent Ghisolfi, al quale presumibilmente ha già parlato per telefono. «Una volta che saremo tutti seduti a un tavolo – continua De Rossi ragioneremo sulle nostre esigenze. Negli ultimi anni la Roma ha investito molto su calciatori pronti all’uso». Vedi Lukaku, un prestito annuale da 17 milioni che non ha fruttato il risultato atteso: «A volte però può essere più utile costruire dei talenti, supportarli per farne un asset che dia stabilità. Ma non è un problema anagrafico. E’ un problema di fame. Conosco giovani che non hanno lo spirito per giocare nella Roma. E non parlo dell’attaccamento alla maglia, che può essere importante per me ma non per chi non è nato e cresciuto qui. Parlo di atteggiamento».

Si batte il petto, sul lupo, per rafforzare il concetto: «Serve gente che consideri la Roma il posto migliore dove giocare. Non per forza per una questione emotiva ma anche perché giudica Trigoria il posto giusto per lavorare, magari anche come passaggio intermedio verso Real Madrid o Manchester City». L’esempio? «Ricordo Pjanic. E’ stato molto contestato per la scelta di andare via, di andare alla Juve, ma quando si allenava e giocava qua andava a duecento all’ora. Certi atteggiamenti non sono formali. Certi atteggiamenti ti fanno vincere le partite e prendere quei punti in più che alla fine in classifica pesano. Ecco, voglio calciatori con le fiamme».

Su un lato della sala lo osserva con attenzione Maurizio Lombardo, il segretario sportivo che è stato un punto di riferimento costante in questi quattro mesi. Con i Friedkin, De Rossi si è già confrontato più volte. Ma ovviamente risponde con le asole chiuse quando gli si domanda di sviscerare qualche programma tecnico: «So benissimo chi sono i giocatori da tenere con me, i cosiddetti intoccabili. Ma non è giusto che ne parli in pubblico, perché è possibile che i cedibili rimangano e che qualche incedibile vada via (riferimento a Dybala?, ndr). E’ presto, prima dobbiamo vincere due partite per chiudere bene la stagione. Di sicuro andare o meno in Champions League orienta le strategie, per la Roma come per qualunque altro club. Però non c’è ancora stata una riunione sul budget. Qualche idea sui giocatori da prendere comunque mi è venuta, anche leggendo i giornali…».



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