AS ROMA NEWS VERONA DE ROSSI – Gli occhi lucidi e il pugno chiuso, le urla e il sollievo, la rabbia e l’amore. La pienezza di un sogno realizzato. «Non potevo immaginare una giornata migliore» sussurra Daniele De Rossi, ancora emozionato, e persino stupito di sentirsi trattare dai giornalisti come un vero allenatore, scrive il Corriere dello Sport.
«Ma perché ora mi date del lei anche se ci conosciamo da vent’anni? Sono come lo studente diventato professore?» scherza, anche per controllare l’adrenalina di una partita complicata. Che la Roma ha vinto tra coraggio e paura, gli opposti di un gruppo inaffidabile ma comunque disposto a reagire dopo aver causato l’esonero di Mourinho.
Certo, De Rossi non troverà sempre il Verona ai minimi termini come avversario. Ed è il primo a riconoscere che la squadra debba ancora crescere molto prima di allinearsi alle aspettative. «Ho visto una buona Roma nel primo tempo – spiega con grande chiarezza – mentre nel secondo abbiamo rallentato. Nel tentativo di addormentare la partita ci siamo addormentati noi. In Serie A non si può fare, perché se abbassi il ritmo gli altri ti ammazzano. E così è successo. Se devo guardare il lato positivo però, siamo stati bravi a soffrire e a portare a casa la vittoria. Che mi rende molto felice».
Arrivato da cinque giorni, si assume già delle responsabilità. Non è da tutti, anzi: «Forse abbiamo accusato anche un calo fisico perché in settimana il lavoro è stato molto intenso. Qualche giocatore era un po’ imballato. E poi magari non è stata azzeccata la sostituzione di Dybala con Zalewski: Nicola da tempo non giocava ala, soprattutto a destra. L’ho messo io in difficoltà».
Dybala è uscito «perché aveva un fastidio e non si sentiva sicuro ma non ha niente di importante». Spinazzola invece «qualcosa si è fatto ma non dovrebbe essere grave». Fastidio coscia sinistra da valutare. Ad ogni modo la Roma, come accadeva con Mourinho, ha perso slancio dopo l’uscita di Paulo. De Rossi osserva: «E’ normale. Togliete Leao al Milan o Lautaro all’Inter e succede lo stesso. E’ un problema di caratteristiche oltre che di qualità assoluta. Quando nella mia Roma usciva Totti ed entrava Toni la squadra doveva per forza cambiare modo di giocare perché certi campioni non sono replicabili».
Pellegrini almeno ha dato un segnale di risveglio: «E può fare meglio. E’ uno dei talenti migliori d’Italia ed è uno dei nostri giocatori principali: deve ritrovare la continuità all’interno delle partite ed essere più determinante in area di rigore. I fischi? Capisco che Lorenzo, essendo il capitano, venga messo di fronte alle proprie responsabilità. La fascia è un onere che conosco bene. Ma io ho visto un ragazzo molto maturato rispetto a quando giocavamo insieme: in settimana si è comportato da vero leader».
Alla fine parla anche il sentimento: «Questo debutto rimarrà nell’album dei ricordi più belli della mia vita. Ho ritenuto doveroso andare a ringraziare la Curva Sud che mi ha sostenuto per tutta la partita. Non intendo farlo sempre, ovviamente. Stavolta sì. Io ho il cuore che mi scoppia per questi tifosi. E ora voglio fare il giro dei social per leggere gli striscioni che avevano preparato per me. Avevo detto che mi dispiaceva donare solo una carriera alla Roma, invece il destino me ne ha offerta un’altra. Che voglio far durare il più possibile».
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