Dentro o fuori, già domani sera. La Roma e anche Spalletti. Ma, se proprio vogliamo dirla tutta, conta più per Lucio. Perché nella semifinale di ritorno contro la Lazio, più che la stagione, c’è in palio il futuro del tecnico. E’ lui che ha dettato, solo venerdì pomeriggio, le condizioni per essere confermato (l’allenatore e non la società: strano, ma vero): «Resto solo se vinco. E vincere per me significa conquistare un titolo». Se il campionato resta aperto è solo perché, con 8 giornate ancora da giocare, sono comunque 24 i punti a disposizione. La Coppa Italia, nonostante lo svantaggio accumulato all’andata (0-2), diventa invece l’obiettivo più vicino: per rimanere a Trigoria basta vincere 2 partite. E una tira l’altra. La prima, domani sera, per giocarsi poi la seconda il 2 giugno per prendersi il trofeo. E sempre all’Olimpico (5 gare su 5 nel proprio stadio: percorso ideale). Se nel derby la rimonta non riuscirà, come è gia accaduto contro il Lione il 16 marzo, è probabile che Pallotta dovrà cominciare il casting per la nuova guida. Ma prima dovrà decidere (e magari lo ha già fatto) a chi toccherà individuarla: Baldini, Baldissoni, Gandini, Monchi o Zecca (gli uomini del presidente sono in rigoroso ordine alfabetico, non sia mai). La scelta sarà condivisa, ma individuale. Il favorito è fuori del GRA: Baldini. Da Conte a Mancini, passando per Sarr, Montellai e Gasperini, la lista italiana è ricca e abbondante. Quella straniera un Pochettino meno. Almeno fino a quando il Psg non si pronuncerà su Emery.

SPECIALISTA DEL TORNEO La favola di Spalletti, da allenatore della Roma, si arricchisce nelle pagine dedicate alla Coppa Italia. È il suo torneo di riferimento. E non solo perché questo trofeo, grazie a Lucio, è l’ultimo finito nella bacheca di Trigoria (2008), dopo il successo contro l’Inter. In questa competizione è sempre stato protagonista. Nelle sue prime 3 stagioni della precedente avventura arrivò sempre in finale. E contro Mancini, oggi tra i candidati illustri per sostituire il toscano e all’epoca tecnico nerazzurro degli anni d’oro della presidenza Moratti. Nel 2006, con Totti panchinaro e appena recuperato dall’infortunio più grave della carriera, crollò a San Siro (3-1) il 12 maggio, dopo il pari all’Olimpico del 3 maggio (1-1). Nel 2007 l’acuto più significativo, con la coppa al sicuro già nella capitale, grazie allo show del 9 maggio nella gara d’andata (6-2), e alzata a Milano al ritorno il 17 maggio dopo l’insignificante ko (2-1), prima di ripresentarsi, ancora contro il Mancio e i suoi campioni, il 19 agosto per festeggiare pure la Supercoppa italiana alla Scala del calcio (1-0). Nel 2008, il bis in gara unica, e davanti al suo pubblico, il 23 maggio (2-1).

SBANDATA PRIMA DELL’ADDIO L’ultima partecipazione di Spalletti, sempre da romanista, concide anche con il peggior risultato. Nel 2009 incrociò per la quarta stagione di fila l’Inter. Non più in finale, ma nel quarto di finale, tra l’altro giocato in trasferta. Cambiò anche il rivale sulla panchina nerazzurra, con Mourinho chiamato da Moratti al posto di Mancini e capace sfilare ai giallorossi, sempre a San Siro, già la Supercoppa italiana il 24 agosto 2007 (8-7 dopo i calci di rigore). Il ko del 21 gennaio (2-1) comincò ad allontanare Lucio dalla capitale. Il toscano si dimise dopo le prime 2 partite del campionato successivo. Ma la curiosità è un’altra, ancora legata alla Coppa Italia del 2009: la conquistò proprio la Lazio.

(Il Messaggero – U. Trani)



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