Riccardo Calafiori, Lorenzo Pellegrini, Stephan El Shaarawy

ULTIME NOTIZIE AS ROMA LAZIO CALAFIORICataldi guarda il campo e spera. A Calafiori, invece, è affidato il compito di non aggiornare i libri di storia. Perché se nemmeno il ragazzo del Trionfale scenderà in campo domani, dopo 55 anni tornerà a disputarsi un derby senza romani in campo dal primo minuto, scrive Il Messaggero.

L’arbitro Rapuano ci ha messo del suo: il rosso a Pellegrini grida ancora vendetta. Ma tant’è, la palla passa ora a Sarri e Mourinho. E se il tecnico toscano sembra aver deciso, relegando Danilo in panchina a vantaggio di Leiva, Riccardo dopo l’assist che ha permesso ad Abraham di decidere il match contro l’Udinese, ha ripreso quota. Perché il bastone e carota utilizzato dallo Special One a volte sa colpire in modo indiscriminato.

La reazione di Calafiori, però, è stata importante. Di un ragazzo che nonostante la giovane età non si abbatte. Non potrebbe essere altrimenti. Se a 16 anni ti rompi tutti i legamenti, dal menisco a quelli della capsula del ginocchio sinistro, e ti dicono che non solo è a rischio la carriera ma che addirittura potresti avere difficoltà a camminare in futuro, anche le stilettate di un mostro sacro come José le assorbi meglio. Magari ci rimani male, come è accaduto.

Ma poi è sempre il campo a parlare. E lì basta un contrasto vinto, come accaduto con Molina, per cambiare la storia. Il derby è alle porte e il laterale vuole giocarsi le proprie chance. Viña o non Viña (ieri ancora lavoro a parte), Ibanez o non Ibanez.

Calafiori sogna di esserci. Cataldi, invece, il suo sogno l’ha già realizzato. Due anni fa, con il gol sotto la Nord e quella corsa senza un domani, un mix di gioia e incredulità. Ora chiede il bis. Danilo e Riccardo hanno trascorsi diversi. Il primo, cresciuto calcisticamente nell’Ottavia, per trovare spazio ha fatto il giro d’Italia: Crotone, Genoa e Benevento, intervallati da rentrées a Formello senza troppa convinzione.

Ora invece è tornato per restarci. Singolare che 4 anni fa raccontò come non si sentisse un regista ma una mezzala. L’altro, invece, nato nella Petriana, non si è mai mosso da Trigoria. L’età e gli infortuni hanno avuto il loro peso come la qualità. A Trigoria Mourinho lo sprona quotidianamente e lo invita a scrollarsi di dosso paure e timori.



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