Patrik Schick

(Il Tempo – T. Carmellini) All’Olimpico vince la paura, o forse la stanchezza degli impegni di coppa che hanno tolto alle due romane testa e gambe. Una con un gran bisogno di riscatto dopo l’eliminazione, l’altra con un senso di appagamento forse inevitabile ma che in campionato può rivelarsi fatale. Così, il derby più atteso d’Italia, quello più bello tra le due squadre che dividono il terzo posto in classifica, finisce in pareggio e a reti bianche. E poco importa se la Lazio viaggia con il miglior attacco del campionato o che la Roma abbia appena eliminato dalla Champions il Barcellona. Davanti all’Olimpico delle grandi occasioni settantacinque minuti di poco o nulla (un palo giallorosso nel primo tempo nell’unico tiro in porta di romanisti), poi un finale da cuori forti con la Lazio che resta in dieci, un miracolo di Strakosha su Dzeko e una traversa colpita sempre dall’attaccante bosniaco sotto i tre fischi con un ultimo sussulto biancoceleste (Marusic) a tempo praticamente scaduto.

In avvio vince la paura, con le due squadre attente più a non prenderle che non a darle. Ma la prima mezz’ora è tutta o quasi della Lazio che sembra aver più voglia, deve riscattare il pesante ko in coppa col Salisburgo che è valso l’eliminazione dall’Europa League e prova almeno a fare qualcosa. Parolo spaventa Alisson in avvio, poi è ancora il centrocampista romano a provarci senza successo. Comunque il tabellino dirà tiri in porta «0» nel primo tempo. Andrà meglio, ma di poco alla Roma, che sulla stessa casella dopo i due fischi di Mazzoleni vedrà scritto uno striminzito «1». Già, perché i giallorossi sembrano aver subìto l’effetto contrario dalla parentesi europea che ha coinciso con la clamorosa eliminazione in rimonta del Barcellona e l’accesso dopo 34 anni a una semifinale della massima competizione europea. Difficile capire se si tratti di una squadra appagata psicologicamente, o solo di un gruppo imballato dopo lo sforzo fisico e mentale dell’impegno infrasettimanale. Sta di fatto che riescono a farsi vivi dalle parti di Strakosha per la prima volta dopo trentasette minuti: grande intuizione di Nainggolan a tagliare dietro la difesa e clamoroso palo di Peres in diagonale col portiere laziale battuto. La Lazio prende paura e i minuti finali sono tutti di marca giallorossa. La ripresa non cambia di molto il concetto complessivo della serata. È ancora la paura a tenere banco anche se col passare dei minuti finalmente la partita si anima. Gran palla di Milinkovic per Immobile a scavalcare la difesa, ma il bomber non trova la porta. Poi inizia il giro dei cambi, dentro Under per uno Schick impalpabile e ancora a secco in campionato (un gol solo in coppa è un po’ poco finora), dall’altra parte Inzaghi mette Luis Alberto per Anderson e Lukaku per Lulic. La svolta a dieci dalla fine con Radu che stende Under a palla lontana e rimedia il secondo giallo che lascia i suoi in dieci. Sono dieci minuti di inferno per la Lazio che rischia grosso nel finale con Dzeko che ci va vicino due volte. Ma anche la Lazio, nonostante l’inferiorità numerica, rischia di beffare proprio all’ultimo i cugini giallorossi: ma El Shaarawy salva in extremis su Marusic.

Il bilancio è alla fine un pareggio giusto (forse va un po’ più stretto alla Roma: ma conta poco) che dimostra ancora una volta quanto costano, soprattutto nella parte finale della stagione, gli impegni di coppa: due squadre stanche che hanno faticato ad arrivare in fondo. Forse anche per la consapevolezza che il pari dell’Inter lascia tutto invariato con una giornata in meno da giocare: che alle due romane va benissimo. Roma e Lazio restano appaiate al terzo posto (la Roma ha a suo vantaggio lo scontro diretto) con un punto di vantaggio su Spalletti & Co.: è tutto ancora da decidere.



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