Riflettori accesi e poi spenti (forse) per sempre. Era l’8 aprile del 2013, gol di Hernanes e Totti, è un derby storico perché l’ultimo in notturna. Si giocava di lunedì, ma questo non lo ricorderemo come un inedito. Otto feriti, quattro arresti, quella notte dalle parti di Ponte Milvio, quindi, basta derby serali: non si possono controllare i tifosi facinorosi. Si torna indietro nel tempo, come quando si recuperò all’ora del Tè il derby del 2004, quello del bambino (mai) morto.
IL GIRO DI VITE Roma-Lazio (e viceversa) sempre in pomeridiana, si torna indietro nel tempo, ai derby post pranzo, tante volte da pennichella, specie quelli anni 90. Dopo quel aprile del 2013 c’è stato il derby dei derby, la finale di Coppa Italia, ore 18. Il resto, sempre alle 15 fino all’inedito delle 12,30 del 4 dicembre. Rudi Garcia non ha visto un derby in notturna, ad esempio. Si è ritrovato a giocare nel caldo delle 15 settembrine il primo, alle 18 e di lunedì il penultimo, quello di Yanga Mbiwa, tanto per intenderci. Già, la Lazio ha il derby di Lulic e la Roma quello di Yanga: per tanti non è la stessa cosa. Alle 15, dicevamo, il primo di Rudi: Balzaretti e Ljajic, 22 settembre 2013. Era la stracittadina della resurrezione giallorossa. Che poi è andata avanti, perché da quella Coppa Italia, la Lazio non ha più vinto un derby. Un solo pareggio, 11 gennaio 2015: Mauri, Anderson, Totti, Totti. Quel pomeriggio post Befana sono stati accesi i riflettori, anche se si è giocato alle 15. Così come di pomeriggio è andato in scena quello del 8 novembre della passata stagione: Dzeko-Gervinho. E ovviamente quello di Spalletti nel girone di ritorno, 3 aprile 2016, El Shaarawy, Dzeko, Parolo, Florenzi e Perotti.
LA VERGOGNA Molti ricorderanno i derby passati, quando la notte era dono per i big match televisivi. Non erano grandi né Roma e né Lazio quando si affrontavano nel 2005 e diedero vita al derby della vergogna: uno zero a zero per non farsi troppo male. Tutto alla luce del giorno, anche i sospetti che destavano i chiacchiericci tra i calciatori, tutti spaventati da una retrocessione in serie B.
(Il Messaggero – A. Angeloni)
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