Eusebio Di Francesco

(Il Messaggero – S. Carina) Due pali non giustificano stavolta il ko. E non perché il legno in più colpito contro l’Inter avesse pareggiato i tre gol dei nerazzurri. A differenza di quella partita, dove la Roma aveva giocato meglio per oltre un’ora, ieri sera contro il Napoli, nonostante il ritorno nel finale, i giallorossi hanno dato l’idea di una squadra in grande difficoltà a produrre gioco, inevitabilmente meno collaudata rispetto a quella di Sarri. La Roma avrebbe potuto anche pareggiare ma gli azzurri – pur non incantando – alla fine non hanno rubato nulla. Lo ammette anche Di Francesco: «Abbiamo avuto troppo rispetto nel primo tempo. Volevamo fare una partita differente. Con l’Inter avevamo dominato 70 minuti, qui invece c’è mancato il guizzo finale contro una squadra che ha forza e geometrie». È amareggiato, non si aspettava probabilmente una prestazione del genere: «In effetti avevamo studiato qualcosa di diverso – ammette – Al di là della personalità, per come l’avevamo preparata mi aspettavo un’aggressività diversa, alla fine bisogna dare merito agli avversari ma noi potevamo fare meglio. Magari con un po’ di malizia e determinazione in più, come si è visto nel secondo tempo. Nei primi 45 minuti Nainggolan era più alto per contrastare Jorginho. Una mossa che non ha dato frutti, ma non per colpa di Radja ma perché la squadra al di là della fase difensiva non mi piaceva quando attaccava. Eravamo prevedibili e non allungavamo mai la difesa avversaria. Poi nella ripresa siamo tornati al 4-3-3, dove riuscivo ad alternare le mezzali che uscivano osando qualcosa in più e penso si sia visto».

L’AFFONDO – È nervoso. Il ko non gli va giù. La Roma deve ancora recuperare una partita ma il Napoli è già a +9. E quando gli chiedono le cause di queste difficoltà, Di Francesco non si nasconde: «Abbiamo un po’ troppe assenze per cambiare in corsa. Un pizzico di sfortuna c’è stata, ma davanti abbiamo una squadra che ha qualcosa in più di noi dal punto di vista dell’abitudine. Hanno meccanismi più collaudati, calciatori che giocano con continuità e non hanno gli infortuni che abbiamo noi. Troppi ko muscolari? C’è un po’ di casualità, ci sono le nazionali, perché non si fanno tutti male qui. C’è il fatto che se mi alleno dall’inizio coi giocatori già presenti è diverso. Se prendo giocatori a fine mercato… Se prendi Schick che ha fatto tre allenamenti ad esempio, c’è il rischio che si faccia male. Karsdorp viene da un infortunio al ginocchio, rientra e ha piccoli problemi e questo ci sta togliendo qualcosa. Sicuramente non avere delle alternative non è un grandissimo aiuto, ma non voglio diventi un alibi». L’analisi però è lucida e impietosa. Quello che racconta Di Francesco è semplicemente la verità. Basti pensare che la Roma, a metà ottobre, con 8 giornate di campionato e 2 turni di Champions alle spalle, ancora non può usufruire dei due acquisti da 90 del mercato estivo: Karsdorp e Schick. E non potrà farlo nemmeno mercoledì a Londra dove alla lunga lista degli assenti si aggiunge Manolas: «Si è fatto male quando ha lasciato palla a Mertens, è caduto e ha sentito una fitta forte all’adduttore. Mi auguro che non sia importantissimo, ma per quella che è stata la dinamica credo sia impossibile vederlo col Chelsea in campo».

PALLOTTA A LONDRA – Potrebbe invece essere presente sugli spalti il presidente Pallotta, atteso nella City. Dove Kolarov partirà per l’ennesima volta titolare in stagione: «Napoli in fuga? Ora sono in testa ma bisogna giocare per altri 7-8 mesi», prova a rassicurare il serbo. Non sarà una fuga, ma dopo 8 giornate sembra già lontanissimo.



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