(Il Tempo – E. Menghi) Le due anime della Roma fanno esplodere la rabbia Di Francesco. «Mi girano…» è la prima ammissione che fa il tecnico entrando nella sala stampa di quell’Olimpico diventato «nemico». Nessuno era preparato a vederlo così, semplicemente perché è un allenatore tranquillo, mai sopra le righe. Gli si rimproverava persino una carenza di personalità all’inizio. Invece, eccolo lì davanti a un microfono a dire la verità sul suo stato d’animo dopo la sesta sconfitta interna (il record negativo è di 8 nel dopoguerra, stagione 1947-48) e sui difetti di una squadra che fatica a diventare grande: «In questi anni la Roma si è avvicinata alla Juventus, ma non è mai stata alla pari. Manca qualcosa a livello di uomini e di qualità della rosa. Allegri ha cambiato 9 giocatori col Benevento, io 5. A volte col turnover ci è andata meglio, sicuramente c’è chi non ha reso al massimo. In certe scelte mi aspettavo qualcosa in più,ma non possiamo buttare la croce su chi ha giocato meno».
Un appello sincero al presidente Pallotta – in arrivo oggi nella capitale – per costruire insieme un undici forte con un piano di riserve all’altezza. Ma non è solo dal mercato che possono arrivare le risorse per crescere: «La mentalità si allena durante la settimana. Si vince partendo dagli allenamenti, lavorando costantemente e non in maniera alternata. L’evoluzione della squadra nasce dalla determinazione che si ha, per questo durante la rifinitura mi sono arrabbiato con alcuni ragazzi». Un atto di accusa ai suoi uomini, protetti e coccolati finora, ma adesso chiamati a prendersi le loro responsabilità. «Mi girano, ci sono stati troppi errori, compresi i miei. Ci portiamo dietro delle situazioni dubbiose che non ci aiutano, come l’ammonizione per simulazione di Dzeko. Ma – sottolinea Di Francesco – non possiamo essere la squadra che crossa e tira di più con questi pochi gol fatti. Ci vuole maggiore cattiveria. Sono arrabbiato perché abbiamo speso tanto senza raccogliere nulla».
E di energie ne ha «rubate» già tante la Champions, a partire dal girone: dopo aver vinto a fatica col Qarabag, i giallorossi hanno pareggiato col Chievo e hanno iniziato una serie da incubo in casa, dal pari col Sassuolo al ko di ieri con la Fiorentina sono arrivati appena 7 punti in 7 gare all’Olimpico, senza contare la precedente debacle con il Torino valsa l’eliminazione dalla Coppa Italia. Sempre davanti al pubblico romanista, che in parte (la Sud si è astenuta) ha fischiato la squadra dopo la sconfitta coi viola, ma è pronto a riempire lo stadio col Barcellona: «Giochiamo per vivere queste partite, prima non avevamo niente da perdere, adesso invece ho il desiderio di perdere qualcosa». Di Francesco non vede un problema tattico o di equilibrio dietro la maledizione casalinga e rilancia con una dose di rabbia: «Se volete una squadra che non domini la partita, allora avete sbagliato allenatore. Sono incazzato con me stesso e con i giocatori, non possiamo buttare all’aria tutto per grandi demeriti nostri. Veniamo da due prestazioni in cui abbiamo perso senza meritarlo, rivedremo la gara e faremo valutazioni differenti da questo 2-0 bugiardo». Che di vero dice che la Roma fa una fatica incredibile a segnare, ed è la quarta volta che resta a secco in casa, dove ha subito ben 17 dei 26 gol incassati da Alisson. I punti all’Olimpico sono 28 contro i 32 in trasferta e la prossima settimana tra Barcellona e derby si gioca solo qui. Il trend va invertito in fretta.
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