Eusebio Di Francesco

NOTIZIE AS ROMA DI FRANCESCO – Timorosa e impacciata in campionato, letale e spietata in Champions. Soprattutto quando gioca all’Olimpico. Con il 3-0 di ieri al Cska Mosca, la Roma bissa il 5-0 di un paio di settimane fa al Viktoria Plzen e continua la striscia positiva in casa nell’era Di Francesco nella massima competizione europea.

Settima vittoria consecutiva (su 8 gare interne) per il tecnico abruzzese che dopo la brutta figura di sabato contro la Spal, ritrova (parzialmente) il sorriso, allontanando nuovamente le ombre dalla sua panchina: «Questi alti e bassi come si spiegano? A volte faccio fatica anche io a capirlo. In questo momento va così, anche se avevamo inanellato buone partite pure prima della Spal. Sabato alle prime difficoltà siamo andati sotto ed abbiamo perso il filo logico. Contro i russi invece abbiamo fatto tante cose interessanti, anche soffrendo. Una volta prese le misure abbiamo iniziato a sviluppare buone giocate creando situazioni favorevoli».

Contento sì ma visti i recenti trascorsi, il tecnico abruzzese preferisce rimanere con i piedi per terra: «C’è ancora da migliorare tanto. Però sono diversi gli aspetti positivi. Nel primo tempo ad esempio abbiamo recuperato tredici palloni e siamo stati aggressivi. Nella ripresa siamo entrati per segnare subito il terzo gol e ci siamo riusciti. Non sempre si possono dominare le partite per novanta minuti, ma già concretizzare il lavoro che fai è un ottimo risultato.

Il Cska è una squadra fatta di giovani di qualità e con un buon allenatore, non dimentichiamo che hanno vinto col Real. Non sarà una partita facile lì a Mosca». Menzione speciale spetta a Dzeko che poi, a pensarci bene, è lo specchio della Roma. Anche lui, come la squadra giallorossa, è una sorta di dottor Jekyll e mister Hyde. Fermo a due reti in campionato (Torino e Empoli), è già a quota 5 in appena 3 gare in Champions: «La differenza è anche psicologica. È un grande professionista, a volte sembra svogliato, ma prepara le partite al meglio. Sembra indolente, è vero, ma quando c’è con la testa ed entra in partita è determinato. È un giocatore straordinario che quando è in giornata è fondamentale non solo in fase di realizzazione ma anche in quella di costruzione. Per la squadra è fortissimo, quando riesce a far giocare i compagni e a mettere giù le palle lanciate è unico».

TESTA AL NAPOLI – Archiviata la Champions, ora bisogna pensare al campionato. La trasferta di Napoli rappresenta un crocevia fondamentale: «Mi auguro che questo 3-0 sia nuovamente la strada da cui ripartire. Quello che è successo sabato non mi è piaciuto e anche alcune cose dietro. A volte può calare l’attenzione quando ci sono tanti giovani dentro, ma il calcio non può permettere di abbassare la guardia. Ripeto, con la Spal non mi è piaciuta la preparazione della gara. Le partite si preparano settimane prima, non due ore».

Si congeda con una battuta: «Si vede che la Roma deve cambiare l’allenatore in campionato e tenersi questo per la Champions per fare due cose differenti… Scherzi a parte, il pensiero di calcio e il desiderio di fare le partite deve esserci anche in campionato. Per questo dobbiamo crescere e trattare le partite allo stesso modo. Dobbiamo maturare. Anche queste cose passano dalle sconfitte, è un processo di crescita. Ci teniamo stretti questi risultati in Europa e questo ruolino di marcia in casa. In campionato mi girano perché ne abbiamo perse troppe rispetto a quello che avremmo potuto fare».

(Il Messaggero – S. Carina)



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