Eusebio Di Francesco

(Il Tempo – A. Austini) Un allenatore arrivato in punta di piedi, con i fucili mirati addosso prima di iniziare, bravissimo fino a ieri a schivare i colpi e a far viaggiare la Roma oltre ogni immaginazione. Agli ottavi di Champions vincendo il girone più duro della storia, con la media punti più alta di sempre in campionato (teoricamente a -1 dalla vetta). Ma stavolta no. Di Francesco ha sbagliato e buttato via un obiettivo in modo sciagurato. Non era la vera Roma quella che si è fatta eliminare ieri in casa dal Torino agli ottavi di Coppa Italia. Il tecnico non accetta che i titolari mandati in campo contro i granata vengano chiamati «riserve», ma la squadra era un esperimento totale, con dieci undicesimi diversi rispetto al Cagliari. E se nella stessa partita da dentro o fuori lasci a casa Kolarov e in panchina contemporaneamente Alisson, Florenzi, Fazio, Manolas (quindi l’intera difesa), Nainggolan, De Rossi, Dzeko e Perotti, accetti di correre un rischio. In fondo, nella formazione iniziale di ieri si possono definire davvero titolari Strootman ed El Shaarawy, più Schick che è ancora in rodaggio. Discutibile anche la sostituzione a centrocampo: perché mettere dentro Pellegrini e non Nainggolan? Insomma la strategia per cui finora Di Francesco è stato elogiato si è rivelata un’arma a doppio taglio: bene il turnover, ma cambiarne nove tutti insieme è stato un azzardo. Che la Roma non si può permettere. Così a maggio, salvo exploit in campionato o in Champions, si rischia di celebrare un tristissimo decennale dall’ultimo titolo messo in bacheca, la Coppa Italia del 2007-08. Da allora, passata la transizione societaria, non si riesce più a vincere. Si cresce, ed è innegabile su tutti i fronti, ma i trofei sono diventati uno sbiadito ricordo. Ed è per questo che non si può sottovalutare alcun impegno, anche se arriva tre giorni prima della trasferta in casa della Juventus. Parola all’accusato Di Francesco: «È normale – ha spiegato l’allenatore – che quando hai due partite ravvicinate devi fare una scelta. Magari con tutti gli altri in campo avrei perso ugualmente e mi dicevate che avevo stancato troppo i giocatori prima della Juventus.Abbiamo perso, prendiamo atto. Ma non chiedo scusa, semmai sono dispiaciuto. Anche questo serve per crescere». Vallo a spiegare ai tifosi affamati di titoli. Ma la risposta più importante da trovare è un’altra: cos’è successo alla Roma dal derby in poi?



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