Eusebio Di Francesco

(Il Tempo – E. Menghi) Se quel 9 settembre non avesse piovuto tanto tra i caruggi di Genova, Di Francesco si sarebbe evitato (volentieri) la difficoltà di preparare una partita nel bel mezzo del calciomercato e della prima vera emergenza della stagione. Oltre all’imbarazzo di parlare dei «chiacchierati» Palmieri e Dzeko, che potrebbe persino giocare titolare mentre l’agente tratta i dettagli del contratto con il Chelsea. Il recupero di Sampdoria-Roma arriva nel momento peggiore possibile. Eusebio non può nasconderlo dietro quel muro che minaccia di alzare per evitare i temi più delicati, perché – aziendalista o meno – si è ritrovato a dover accettare le condizioni del club in cui ha scelto di diventare «grande». Non è un ribelle, non alza la voce contro la società che fa grossi sacrifici tecnici per sistemare il bilancio, si preoccupa solo di restare senza risorse: «Se ci sono delle situazioni da limare, non posso andare a fare i conti a casa di nessuno. Faccio l’allenatore e o dico “torno a casa” o affronto le situazioni: io non scappo mai. Su alcune cose non posso mettere il becco, parliamo delle scelte dei calciatori, ma ho deciso di allenare la Roma e lo farò fino in fondo al meglio delle mie possibilità, qualsiasi cosa accada». Oggi una scelta dovrà farla, nella Marassi blucerchiata in cui i giallorossi hanno vinto appena 9 volte su 59, dovrà decidere se puntare sul bomber con la valigia o complicarsi la vita scovando soluzioni alternative tra i pochi reduci rimasti a disposizione: «Se Dzeko è un calciatore della Roma deve giocare. Poi devo fare valutazioni mentali anche insieme a lui. Ancora non ci ho parlato, l’ho lasciato tranquillo: gli arrivano tante chiacchiere che, vere o meno, non mi competono. Io devo preparare al meglio questa partita contando su di lui. Ho sempre scelto in grande autonomia, ovvio che se un calciatore non c’è non posso metterlo. Non mi diranno mai cosa fare gli altri, commetterebbero un grandissimo errore. Decido io chi gioca».

Nella sua sfera di competenza e questo no, non si discute. E allora Edin sia, a patto che le ore bollenti prima del fischio d’inizio di Orsato scorrano veloci, altrimenti si dovranno cambiare i piani e scommettere magari su Schick, che nel giorno del ritorno a Genovacompie 22 anni. Le ancora lontano dalla forma migliore, quella apprezzata dai suoi ex tifosi blu cerchiati, e ieri mattina alle 8.30 un tifoso racconta di aver visto Patrik, ElShaarawy e Pellegrini uscire dall’hotel a Cornaredo per andare a fare dei controlli medici, la Roma smentisce, ma in effetti il ceco continua a lamentare un fastidio cronico al flessore, il Faraone si è allenato a parte e sarà al massimo in panchina, mentre il centrocampista era uscito da San Siro zoppicando, ma dovrebbe essere regolarmente in mediana. Regia affidata a Strootman, De Rossi potrebbe finire di nuovo in tribuna e Nainggolan è pronto a tornare al «vecchio» ruolo. «Potrei modificare l’assetto tattico», suggerisce Di Francesco, ma difficilmente abbandonerà il 4-3-3: «Per il futuro si potrebbe prendere una punta o un esterno, intanto sia Schick sia Defrel possono fare i centravanti». Ma oggi il primo potrebbe andare in panchina e l’altro fare l’esterno, visto il buco lasciato da Perotti ed El Shaarawy a sinistra, dove può trovare spazio Under, provato ieri nel tridente con Dzeko. Il grande interrogativo di Eusebio.



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