Eusebio Di Francesco

(Gazzetta dello Sport – M. Cecchini/A. Pugliese) È come se ritrovaste dopo tanti anni la compagna di classe più bella, quella per cui sospiravate senza successo. Passa il tempo, la perdete di vista, vi sposate, poi ad un certo punto la rincontrate e vi viene di pensare: tutto sommato non era niente di speciale, preferisco mia moglie. In fondo è quello che sta succedendo adesso a Roma, dopo che Eusebio Di Francesco ha dominato il Chelsea di Antonio Conte, fino a poco tempo fa rimpianto segreto del club giallorosso (e non solo). Diciamolo, l’allenatore abruzzese è stato sì accolto a Roma con l’affetto riservato agli ex calciatori – col surplus riservato ai pochi vincitori dello scudetto – ma anche con la diffidenza di chi aveva avuto il Sassuolo come vertice di carriera. Se vogliamo, alla luce di precedenti come Sacchi e Sarri, una atteggiamento poco lungimirante, ma tant’è: il calcio vuole sogni. E dimenticarsi del record di punti di Spalletti non era facile.

LA DIFESA – Ma Di Francesco è stato bravo a scrollarsi di dosso etichette e luoghi comuni, nello stesso tempo senza rinunciare alle proprie idee, che hanno portato la Roma ad avere il miglior avvio in Champions della propria storia con 8 punti. Un esempio? Far capire che si può essere cresciuti all’ombra dell’albero zemaniano senza per questo rinunciare ad una eccellente retroguardia. E allora si scopre che la Roma, pur senza disporre di fuoriclasse assoluti nel ruolo, è la terza difesa tra i maggiori campionati europei, da 4 partite di fila non subisce gol e, anzi, in ben 9 dei 14 match disputati la porta è rimasta inviolata. Tutto questo, partendo da una base di difesa a 4, ma all’occorrenza passando a 5, sempre sapendo rendere armonica – in linea col risultato da gestire – la fase di pressing offensivo con la decisione di tenere alta la linea della difesa, così da avere sempre i reparti stretti. La frase guida è chiara: «Se li teniamo lontani dalla nostra porta, avremo meno pericoli». Ovvio, ma non facile.

IL TURNOVER – Lo scetticismo, poi, era legato alla gestione di uno spogliatoio di campioni. Risultato? Rasserenando gli animi (ci sono ambizioni ma non ossessioni), Di Francesco ha fatto digerire anche ai senatori la linea del turnover costante e profondo, tanto da essere arrivato a cambiare anche 8 titolari fra due partite di fila, con 12 formazioni diverse su 14. La frase chiave stavolta è di Nainggolan: «A nessuno fa piacere stare fuori, però così siamo più freschi».

RIVALUTAZIONE – In questa ottica si spiegano le rivalutazioni di diversi giocatori che ormai parevano più o meno ai margini del progetto. Dal disvelamento di Alisson alla resurrezione di El Shaarawy, dall’affidabilità scoperta in Juan Jesus alla crescita di Gerson, i progressi fatti da tutti i giocatori grazie a Di Francesco sono evidenti. Tutto questo, se servirà, sarà utile a santificare le casse del club.

NIENTE ALIBI – Tutto ciò, ovviamente, non significa che Trigoria sia un’isola felice in cui tutto è perfetto. La preparazione fisica – col retaggio dei 13 infortuni muscolari e delle dolorose ricadute a cui sono stati soggetti Karsdorp e Schick – hanno aperto una questione che l’allenatore, con coraggio, ha affrontato di petto: «Premesso che esiste la componente sfortuna, non credo alle casualità. Dobbiamo parlarne al nostro interno senza cercare capri espiatori, anche se di certe cose apertamente non si può parlare».

POSSIBILI PROGRESSI – In ogni caso, il miglior percorso europeo della Roma in Champions e (in attesa del recupero con la Sampdoria) il sicuro cammino in campionato non paiono figli solo della contingenza. In effetti, se si eccettua Kolarov – il cui acquisto è stato un vero colpo di genio da parte del d.s. Monchi – gli altri arrivi ancora non riescono a mettere in mostra tutto il loro potenziale. Perciò è legittimo attendersi che – soprattutto con l’innesto di un potenziale titolare come Schick –, la squadra possa compiere un ulteriore passo in avanti, partendo da una base già ottima. «Roma fantastica», l’ha benedetta Pallotta. «C’è molto da lavorare – continua invece a dire Di Francesco – ma i ragazzi mi seguono». Messaggio ai naviganti: la Roma c’è.



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