Eusebio Di Francesco

Il test contro il Tottenham vuol dire fiducia. Quella che la Roma sta riacquistando nell’avvicinamento alla nuova stagione. Con Di Francesco che diventa, oggi più di prima, la garanzia per i giocatori, la società e la piazza. La sua serenità caratterizza il lavoro quotidiano. Riesce comunque a trasmetterla, anche se poi è normale per lui (come per i colleghi) urlare in allenamento o in partita quando c’è da chiedere un movimento o da richiamare un calciatore. Il gruppo lo segue, come la dirigenza. E il suo modo di comunicare, semplice ed efficace, è già un must sul pianeta giallorosso. Basta sentirlo parlare di quando accade in campo e sul mercato: ogni sua frase è a tutela dell’interesse e della competitività della sua squadra.

NESSUN RIPENSAMENTO – Chi ha ascoltato in conferenza stampa Eusebio dopo il successo di prestigio e convincente contro gli Spurs di Pochettino avrà preso nuovamente atto della sua coerenza. Aspetta sempre il sostituto di Salah, cioè il titolare mancino da mettere sulla fascia destra. L’egiziano, del resto, è stato il secondo miglior realizzatore del gruppo (19 reti stagionali). Eppure, all’Arena Red Bull di Harrison, i debuttanti si sono comportati bene proprio in quel ruolo che per il tecnico rimane scoperto: Defrel nel primo tempo e Under, arricchendo la prestazione con il suo primo gol in giallorosso, nella ripresa. Di Francesco, pur evidenziando l’applicazione di Defrel, ha sottolineato che quella non è la sua posizione ideale. E’ stato preso come vice Dzeko e l’allenatore non cambia idea. Anche se, nelle due gare negli States, i centravanti giovani e di scorta hanno lasciato il segno: rete di Sadiq al Psg e di Tumminello al Tottenham. usebio, insomma, insiste sull’attaccante. Evitando, invece, di spingere anche per il centrale difensivo. La priorità per lui, e magari sembrerà strano seguendo il comportamento dei singoli negli States, resta avanti. Pure se dietro, per la convalescenza (lunga) di Emerson e di quella (non breve) di Karsdorp lo lascia con i terzini contati: Peres è solo a destra (in campo per tutta la gara) e Kolarov a sinistra. Florenzi, quando sarà disponibile, può essere il cambio del primo, Juan Jesus e Moreno (non Castan, come nell’ultima mezz’ora contro gli Spurs: andrà via) per l’altro. E in mezzo, accanto a Manolas (trauma contusivo/distrattivo alla spalla destra: domenica niente Juve), manca il titolare. Fazio e gli altri non si offendano.

TRACCIA D’IDENTITÀ – Monchi sa bene che cosa serve al tecnico e alla Roma. Che il ds ha voluto, nei nuovi arrivi, esperta, sbarazzina e, sia nei giovani sia nei senatori, di personalità. E con i doppioni in ogni ruolo per andare sul sicuro. La qualità del gruppo permette a Di Francesco di non avere pause nella full immersion tattica. Nella mezz’ora iniziale dei giallorossi contro il Tottenham ecco evidente il nuovo corso: squadra corta, equilibrata e sotto palla (Dzeko compreso). Con il 4-5-1 (nella ripresa, con Gonalons più basso di De Rossi, il 4-1-4-1), da sfruttare per verticalizzare e ripartire. Nainggolan e Strootman già sono dentro lo spartito e fanno la differenza (il belga con il rigore del vantaggio trasformato da Perotti nel primo tempo, l’olandese con le azioni dei gol di Under e Tumminello). Loro renderanno la vita facile ai compagni. E Gerson, in crescita, è il primo ad approfittarne.

(Il Messaggero – U. Trani)



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