NOTIZIE AS ROMA DI FRANCESCO – Il Bernabeu, anche senza Ronaldo, si accende con le sue stelle. Anche quelle della Roma. Di oggi e di ieri. Bruno Conti che qui ha alzato la coppa più bella, nell’82, davanti al presidente Pertini. E Totti che ha lasciato il segno in questo teatro: gol da favola nel 2002, per il 1° dei 2 successi della Roma sul campo del Real, e standing ovation nel 2016 per la sua ultima visita.
Anche De Rossi ha segnato nel 2004, ma ha pure il brutto ricordo di un anno fa, quel 3-0 della Spagna all’Italia che ci fece capire in anticipo come sarebbe finita. Di Francesco, invece, è di nuovo il debuttante. Tappa inedita, come lo è stata la Champions di un anno fa. Non è teso per questo match, ma per il raccolto misero nelle ultime 3 partite: 2 punti. «Ora mi chiedete se siamo più forti.
C’è, invece, un percorso da fare, di crescita. Lo scorso anno questa domanda non me l’ha fatta nessuno. Le aspettative si sono alzate, ma noi siamo i primi a doverci credere e trascinare tutti. Abbiamo già fatto qualcosa di straordinario. Perché l’ordinario non ci interessa. Sta a noi però riportare l’entusiasmo di prima, dando maggiore continuità e ritrovando un po’ di spensieratezza, convinzione e determinazione. E attenzione quando difendiamo, a prescindere dal sistema di gioco. Questo Real mi piace, pure senza Ronaldo. Asensio è il futuro. Anche qui hanno fretta… Io, però, voglio vedere la rabbia per fare una partita gagliarda».
ESCLUSIONE AD PERSONAM – Di Francesco porta a Madrid solo 21 giocatori, la panchina in Champions ne accoglie 7 giocatori e non 12 come in A. A casa, con l’infortunato Pastore, anche Luca Pellegrini e Coric. In tribuna, tra i 3 che non entreranno nei 18, rischia di salire Kluivert. «Perotti verrà in panchina. A volte una serata in tribuna aiuta a migliorare giocatori che pensano di essere già maturi e bravi».
CUORE DI PAPÀ – La stoccata è per i più giovani. «Il mio discorso sulla crescita è in generale. Kluivert è un giocatore di istinto con grandissimi mezzi e alla lunga farà grandi cose. Dire che è pronto è prematuro». «Grazie per la domanda che meno male qualcuno mi fa ed è spagnolo». Eusebio si infuria prima ancora di rispondere. C’è di mezzo il figlio, tirato in ballo da Douglas Costa che dice e non dice.
L’attaccante della Juve sussurra, però, di essere stato provocato. Di qui la sua reazione vergognosa. Durissimo il tecnico: «Sono indignato per quello che ho sentito: presunte parole dette da Federico a Douglas Costa. Alla fine è stato l’unico a prendere uno sputo, umiliazione unica per un uomo che avrebbe magari reagito in maniera differente. Federico invece è stato un grande uomo, di questo sono orgoglioso come padre. L’unico che non ha ricevuto le scuse è stato lui ed è assurdo, anche se non dovrei prendere io le sue difese. Sono dispiaciuto e rammaricato, Federico, da vittima, ormai è già colpevole. Questi sono i social, c’è chi ha augurato anche la morte a me e mio figlio. E non dico altro».
(Il Messaggero – U. Trani)
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