Eusebio Di Francesco

(Gazzetta dello Sport – D. Stoppini) È davvero sempre più blu, il cielo sopra la testa di Eusebio Di Francesco. Lo cantano a Crotone, innamorati come sono di Rino Gaetano. Alla Roma «chi ama l’amore e i sogni di gloria» non può non accorgersi di un allenatore che sta rifinendo un quadro d’autore. La firma su un’opera d’arte di solito si mette alla fine, qui invece è già leggibile. L’onda lunga che unisce lo Shakhtar a Leo Messi è passata pure da queste parti, piena Calabria, piena come la Roma che in trasferta fila che è un piacere. Buone nuove, aspettando il rossoblù del Bologna e il blaugrana del Camp Nou.

CHE NUMERI – Buone nuove perché Di Francesco s’è preso un rischio grande così. Pensateci bene: sarebbe stato infinitamente più semplice non cambiare sei uomini sui dieci di movimento rispetto alla vittoria di Champions. Sarebbe stato molto più leggero il peso sulle spalle di un paio di sostituzioni, nulla di più. In fondo, fosse andata male, l’alibi della squadra scarica post Shakhtar sarebbe stato già pronto, alzi la mano chi avrebbe mai potuto puntare il dito sull’allenatore. E invece no. DiFra ha acceso la tv, ha visto la Juventus pareggiare con la Spal, ha osservato il Siviglia – trionfante all’Old Trafford in settimana – perdere con il Leganes. E ha tirato dritto: turnover sia, turnover ampio che pareva una follia, turnover che è valso una replica perfetta alla vittoria dell’Inter. «Fare delle scelte è il mio mestiere – ha detto il tecnico –. Chi ha giocato in Europa è andato incontro a qualcosa di negativo, così ho preferito mettere chi fosse più fresco fisicamentee dal punto di vista nervoso. Sono stato ripagato, è l’ennesima risposta positiva». E ora siamo a sei vittorie nelle ultime sette giornate di campionato, sette su nove in assoluto. «Non è casuale, abbiamo fatto una scelta precisa sul piano della preparazione fisica, la squadra ora è in continua crescita», ha spiegato Eusebio. L’idea è conservare questo stato di forma per i prossimi 20 giorni, fino al viaggio post Pasqua dalle parti della Catalogna. In trasferta, nell’attesa, la Roma vola: una sola sconfitta (a Torino con la Juve), oltre il 50% dei punti (31 su 59) conquistati lontano dall’Olimpico. Certo, qualche merito bisognerà pur darlo ad Alisson: «Con lo Shakhtar si era riposato, oggi (ieri, ndr) almeno una parata doveva farla, sennò si annoiava… – ha scherzato Di Francesco –. Per diventare davvero grandi però serve meno superficialità, come sulle occasioni concesse al Crotone. El Shaarawycosì facendo può riconquistare la Nazionale. Schick? Devo pensare ad allenare la Roma, non i giocatori». Anche il blu, in fondo, ha le sue sfumature.



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