Eusebio Di Francesco

(Corriere della Sera – L. Valdiserri) Da un po’ di settimane Eusebio Di Francesco ripete un concetto inusuale: «Ho preso dei rischi». Ha rischiato schierando Florenzi contro la Spal, anche se sapeva che Bruno Peres era squalificato per la partita seguente, in Champions, contro il Qarabag: si fosse infortunato il numero 24, chi avrebbe giocato terzino destro contro gli azeri? Ha rischiato facendo un profondo turnover contro il Chievo.

Ha rischiato schierando Nainggolan diffidato contro il Cagliari, con il pericolo di non averlo domenica prossima nel big match contro la Juventus. I numeri pubblicati dalla «Gazzetta dello Sport» danno ragione alla gestione Di Francesco. Grazie alla vittoria ottenuta contro il Cagliari, sabato scorso, la Roma attuale ha raggiunto quella di Rudi Garcia che, nel 2013-14, aveva messo a segno la miglior partenza di sempre nella storia del club giallorosso: 38 punti nelle prime 16 giornate. I giallorossi devono ancora recuperare la gara contro la Sampdoria, il prossimo 24 gennaio, ma, contando il numero di giornate giocate, il risultato è lo stesso di quello ottenuto 4 anni fa dal francese. La difesa giallorossa si conferma la migliore del campionato, con 10 gol subiti, e la gara contro il Cagliari è la terza consecutiva nella quale non concede agli avversari neanche un tiro nello specchio della porta, dopo quelle con Chievo e Spal.

Perché, allora, Di Francesco gioca al Rischiatutto? Nel caso di Florenzi contro la Spal è perché Bruno Peres è ormai la riserva nel ruolo per distacco: se a gennaio arriverà un’offerta per il brasiliano, la Roma la prenderà in considerazione e si butterà su un sostituto. Il turnover contro il Chievo è stato necessario perché la squadra non è brillantissima: Di Francesco ha alzato i carichi di lavoro in allenamento perché sa che in primavera, quando torneranno le coppe europee, servirà molta benzina per lo sprint decisivo. Nainggolan contro il Cagliari è stato motivato dalle condizioni non perfette di Strootman, ma soprattutto da un problema tattico: con Schick esterno d’attacco serviva come il pane un giocatore come il Ninja, con cambio di passo e qualità nel recupero palla. Dzeko-Schick insieme sono stati una forzatura necessaria: meglio provare certe soluzioni in casa contro un avversario medio che nei big match. Nella testa dell’allenatore, Schick è soprattutto un centravanti, ma la pressione per vederlo insieme a Dzeko era alta. Rischi calcolati, insomma



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