BOLOGNA-ROMA DI FRANCESCO – Dead Man Walking, aspettando un colpo di scena. Un miracolo: vittoria con Frosinone e derby stravinto. Possibile? Mah. 1) La squadra si deve svegliare. 2) Il tecnico ha bisogno de La Soluzione non di una soluzione. Altrimenti, il condannato muore. Nel film di Di Francesco, gli attori sono sopravvalutati e il regista non riesce a valorizzarli. La pellicola è sbiadita, non si può guardare. Colpa del regista e anche della produzione.
«L’allenatore finisce sempre sulla graticola, i risultati mi danno torto. Io sono tra i responsabili. Ma non mollo. Combatto, non mollo», le parole di Eusebio. Che non molla ma barcolla, eccome. A Boston tuonano disgusto, a Trigoria cominciano i pentimenti, l’allenatore forse ha fatto capire – al netto dei suoi errori – che la rosa a disposizione è un tantinello sopravvalutata. «Guardando i risultati, direi di sì. Mi fa rabbia pensare che non sia riuscito a trasmettere certe idee. E’ arrivato il momento di cambiare: i numeri sono schiaccianti, devo fare delle scelte e non posso più sbagliare. Non so più che modulo adottare. Devo cercare gli uomini giusti più che il sistema di gioco giusto». Gli uomini sono quelli, non c’è un mercato aperto a settembre-ottobre solo per la Roma.
ESPERIMENTI DI TROPPO – Tanti cambi, svariati moduli. La squadra è bollita. «Certi meccanismi non riusciamo a interpretarli come vorrei e per quello io provo a cambiare spesso, non posso rimanere fermo. Se non scatta in ognuno di noi qualcosa in più dentro si fa fatica, tanto vale aspettare sotto la traversa il gol ma non è la mia filosofia di calcio. Ci vuole fuoco».
La sensazione è che i calciatori vadano un po’ per conto loro: la Roma della passata stagione è evaporata. «Ma al di là dei pensieri dei calciatori e, dei rapporti con l’allenatore, c’è una maglia da difendere. Dov’è finita la specificità dei ruoli? Nella ripresa ho rimesso tutti nelle loro posizioni, e cosa è cambiato? Ci sono stati miglioramenti? Ve lo dico io: no». E si ritorno al solito discorso, ovvero gli atteggiamenti. «Se non vinciamo i contrasti, non vinciamo l’uno contro uno. Il fuoco, manca il fuoco. E c’è poca solidità difensiva per questo facciamo figuracce».
(Il Messaggero – A. Angeloni)
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