Eusebio Di Francesco

(Gazzetta dello Sport – A. Pugliese) La vittoria del campionato di B nel 2013 con il gol di Missiroli al Livorno al sesto minuto di recupero, l’esonero e il ritorno del 2014 e la conquista dell’Europa League. È tutto condensato in pochi passaggi la storia di Di Francesco al Sassuolo, anche se poi sarebbe banale sintetizzarla così. Meglio lasciarla ai ricordi del cuore di chi l’ha vissuta, scrivendo una delle pagine più belle del nostro calcio. «Sento ancora le emozioni per ciò che ho vissuto a Sassuolo, anche se non ho mai scritto lettere o fatto striscioni con l’aeroplano – dice il tecnico della Roma – È stato un percorso bellissimo, un amore grande. E vincere la B con quel gol è stato bellissimo. E stiamo cercando di far diventare Trigoria una famiglia proprio come era lì, a Sassuolo».

TRA EX E GOL – Di quella famiglia Di Francesco si è portato dietro due ragazzi che ha plasmato e cresciuto, Pellegrini e Defrel. Il primo oggi sarà in campo, il secondo è ai box da oltre un mese. «Pellegrini lo considero un titolare, è uno di grandissima prospettiva anche per la Nazionale – continua Di Francesco -. È in continua crescita, come personalità in campo ed in allenamento. Defrel è stato invece sfortunato, pur creando tante occasioni non è mai riuscito a far gol. Volevamo recuperarlo, ma ha preso una botta esattamente nello stesso punto dove l’aveva presa con il Genoa». Ci sarà tempo, anche perché nel frattempo sta aumentando i giri Patrik Schick, nonostante l’errore con la Juventus. «Sbagliare un gol al 94′ contro la Juve pesa enormemente e lui deve trovare la forza di superare questo momento. È il giocatore a cui oggi sono più vicino. È un capitale del club, un giocatore forte, di qualità. I gol li sbagliano anche i grandi campioni e lui grande campione ancora non lo è. Ma non è che non abbiamo pareggiato con la Juve per colpa di Schick».

IN CAMPO – Vero, anche se poi oggi la Roma non ha altra strada che non sia la vittoria. E per raggiungerla, bisogna trovare concretezza in fase offensiva. «Iachini è un martello e ha dato solidità ad una squadra che prendeva troppi gol – insiste DiFra – Noi dobbiamo solo vincere, non abbiamo altro obiettivo. E stavolta mi accontenterei anche di produrre qualcosa in meno e di segnare di più, come succedeva prima». E forse è anche per questo che sta pensando da un po’ al 4-2-4 come qualcosa più di una semplice alternativa. «È l’unico modulo che considero alternativo al 4-3-3, quando voglio cambiare gli equilibri di una partita utilizzo quello per riempire l’area con giocatori abituati a fare gol. Nella testa ci può stare anche di modificare qualcosa, di utilizzare il 4-2-4 anche dal via. Ma è l’unica alternativa, al 4-2-3-1 non ci penso, non mi piace». La chiusura è su Nainggolan(«Ha grandi qualità, ma può migliorare nell’attacco alla porta») e sul mantra del «vincere». «Non credo che qui si abusi di questa parola. Anzi, a livello motivazionale è una parola che mi piace. L’importante è non dover vincere a tutti i costi ma tramite una mentalità e un’idea. Imparando dagli altri, avendo determinazione e cattiveria agonistica che non sempre abbiamo. E che invece ha la Juve». Già. Ma oggi c’è il Sassuolo. Serve vincere, cuore a parte.



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