(Il Messaggero – S. Carina) Se realmente «i sogni sono una breve pazzia e la pazzia un lungo sogno» – come diceva il filosofo Schopenhauer – tanto vale crederci. Il sogno della Roma dura 90 minuti ma in fatto di pazzia non è secondo a nulla. Perché immaginare di segnare tre reti senza subirne ad una squadra come il Barcellona – in corsa per il triplete, che in stagione ha perso solo una gara in Coppa del Re (eguagliata nella Liga la striscia positiva della Real Sociedad, imbattuta per 38 match tra il 1979 e il 1980) e che soltanto con Messi e Suarez ha realizzato un gol in più dell’attacco giallorosso (51 a 50) in campionato – è qualcosa che francamente si fa fatica anche ad immaginare. Di Francesco però non parte battuto: «Dobbiamo crederci fino alla fine e sperare di fare un miracolo o qualcosa di veramente impensabile. Siamo sotto di 3 gol, sarà sicuramente una impresa difficilissima ma abbiamo il dovere di provarci. Per questo manderò in campo la migliore formazione senza pensare al derby». Al netto delle sorprese tattiche che ha in serbo, non vuole fare calcoli. E poco importa se la gestione degli uomini con la Fiorentina (e in previsione del derby) ha fatto storcere il naso a qualcuno. Questa partita «va affrontata con i migliori – ribadisce – è la più importante in questo momento. Soltanto dopo penseremo alla Lazio. Dobbiamo credere di poter fare qualcosa di importante, dobbiamo affrontarla con grande amore e passione per onorare i colori che indossiamo. Il pubblico? Sarà l’arma in più ma dovremo essere noi a trascinarlo».
SCELTE E MENTALITÀ – Non sono dichiarazioni di circostanza. Chi lo conosce bene sa che Eusebio (ieri ha ricevuto la visita di Cassano), pur consapevole dell’Everest che ha davanti, nutre ancora qualche piccola speranza. È teso, come gli era già accaduto alla vigilia di gare importanti (Chelsea, Qarabag, derby, Juventus, Napoli) poi rivelatesi snodi della stagione: «Giochiamo con amore. E proviamo ad essere concreti, pensando di poter far male. Perché non dobbiamo nemmeno provarci? Perché non farlo? Pensiamo alla partita con il Chelsea in casa. La mentalità vincente si costruisce anche così. A Roma non c’è mai stata o c’è stata molto poco e dobbiamo costruirla dentro Trigoria, con i fatti e non con le chiacchiere. Io non sono nessuno, dico solo che anche io però devo crescere e sbagliare meno». Sulla formazione non regala anticipazioni tattiche ma si sbilancia soltanto sul recupero di Under e sul probabile impiego di Schick: «Sì, potrebbe esserci spazio per Patrik così come per Under. Deciderò in base alle risposte dell’allenamento. Schick ha nel dna il senso del gol anche se finora ha segnato poco. Cengiz sta meglio, valuterò le sue condizioni ma sarà sicuramente convocato». Pericolo numero uno, nemmeno a dirlo, Messireduce da una tripletta al Leganes: «Dicevano tutti che Leo non fosse in condizione e invece ha fatto tre gol domenica… Forse significa che all’andata siamo stato bravi noi.Dovremo esserlo anche all’Olimpico dove voglio vedere più cattiveria. Col Barcellona ce ne servirà tanta». Pur sapendo, che potrebbe non bastare.
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