Eusebio Di Francesco

(Il Messaggero – A. Angeloni) Trentuno punti fuori, ventotto in casa. Come se la sua Roma fosse più capace di difendersi che di impostare il gioco. Eppure, nella testa di Di Francesco c’è/c’era tutt’altro calcio. «Ho chiesto alla squadra di divertirsi, come è successo con lo Shakhtar». Ecco, questo calcio. Ma la Roma di Crotone non si è divertita granché: ha vinto di mestiere, senza spettacolarismi. Più solidità che leggere, lo si evidenzia dal numero dei gol subiti, pochi (23) per la squadra di uno “zemaniano” come Di Francesco. La Roma di Crotone è vincente e imperfetta. Un discreto primo tempo, un po’ «superficiale» (cit. Eusebio) la ripresa. «Ma vi assicuro che vincere qui non era facile», assicura Eusebio. Che ora si gode la “benvenuta” sosta. «Abbiamo bisogno di ricaricarci in vista delle prossime e stimolanti partite». E riflettere su questi improvvisi cali di tensione. Cali che, contro squadre molto più blasonate, a maggior ragione, la Roma non dovrà permettersi di avere. «Siamo stati ingenui nel palleggio, qualche errore di troppo c’è stato, concedendo alcune opportunità agli avversari. Ma stiamo crescendo, abbiamo fatto un ottimo primo tempo dal punto, siamo stati pazienti e siamo arrivati al gol con una bellissima manovra. Nel secondo ce la siamo un po’ complicata, siamo stati un po’ superficiali, è vero».

I MOTIVATI ECCELLENTI – Il turnover massiccio porta rischi (vedi Torino in Coppa Italia), DiFra da Crotone esce indenne e ripagato. «Abbiamo fatto una scelta precisa. La squadra è in crescita per prestazioni e continuità, ma temevo che dopo la Champions si potesse andare incontro a qualcosa di negativo e ho puntato su chi avesse più voglia di giocare. Sono stato ripagato. La chiave di questo momento positivo? Convinzione e consapevolezza di poter stare insieme, è la cosa più importante. Non c’è un solo giocatore, c’è un unico blocco, lo ripeto ogni giorno». Parlando di calciatori motivati, la risposta all’altezza ce l’ha avuta da El Shaarawy (e pure da Jesus, che a fine partita ha dichiarato di non aver mai giocato in una «squadra così unita», ndr), ultimamente un po’ dimenticato. «Ero consapevole che potesse fare una grande prestazione, sono convinto che ritroverà la Nazionale». Bene anche Pellegrini, anche se il tecnico pretende di più. «Ha margini di miglioramento, deve abituarsi a giocare con una grande squadra». Nota dolente, Schick: anche stavolta rimasto a guardare. «Devo pensare ad allenare la Roma e non i singoli giocatori. Si stava scaldando perché Dzeko con lo Shakhtar aveva finito coi crampi (i crampi, stavolta, ce li ha avuti Nainggolan durante il volo di ritorno, un fatto evidenziato da una “storia” di Florenzi su Instagram, ndr) e pensavo di farlo uscire, ma poi ho fatto scelte diverse. Lui sta lavorando bene ma non posso ragionare individualmente per far contento qualcuno. Ora c’è la sosta, riposiamoci. E riposatevi anche voi», replica, perfino un po’ sorpreso, chissà, ai microfoni di Roma Tv. Bisogna solo aspettare. Forse.



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