Eusebio Di Francesco

(Il Messaggero – A. Angeloni) Piccoli record crescono e le ambizioni, da minute e silenziose, diventano grandi e roboanti. La Roma (tra Spalletti e Di Francesco) fa dodici successi in trasferta e batte il record dell’Inter di Mancini e, dopo i tre punti ottenuti contro la Fiorentina, accorcia pure in classifica e si affaccia sempre di più verso l’alto, con una gara ancora da recuperare. Insomma, dopo la sosta sarà un bel derby. Di alta classifica. «Una partita da tre punti, ma non una sfida come le altre», dice bene Di Francesco, lui sa cosa significhi battere la Lazio e anche in questo è poco zemaniano nel non definirla come le altre. Ma il derby è lontano, Eusebio si gode la vittoria di Firenze, piena di tante cose. Anche questo successo è arrivato in maniera netta nel risultato. Il neo della partita, se così vogliamo chiamarlo, l’aver subìto due gol. Ma la Roma per la prima volta vince dopo aver visto Alisson raccogliere la palla in rete e resta comunque la migliore difesa. Segno di maturità, di carattere. Di voler superare anche certi ostacoli. Vince con due gol di Gerson, questa sì, una bella storia. Vittoria di tante cose, insomma.

INTERMITTENZA – Parola all’allenatore, dunque. «E’ stata una bella gara, pensavamo di averla in mano dopo il gol del vantaggio, poi abbiamo subìto. Non è facile vincere al Franchi, va dato grande merito alla Fiorentina, che è una buona squadra sapevamo che avrebbero giocato di rabbia, vi assicuro che non è facile prendere tre punto su questo campo». Primo tempo benino, secondo in linea con la Roma vista ultimamente. «Abbiamo cominciato il secondo con un’altra idea, ci siamo un po’ abbassati, abbiamo concesso poco, pur stando alti e concentrati. Avevo paura di questa trasferta, venivamo da una grande vittoria con il Chelsea e temevo una Roma appagata. Ho avuto risposte importanti, nonostante siamo andati un po’ ad intermittenza nel primo tempo».

I RECUPERI – Funziona il turnover, funziona l’inserimento e il recupero di calciatori storicamente ai margini, vedi Gerson che qui ha segnato una doppietta. «Lo seguivo da Sassuolo, giocava esterno alto. Mi è stato presentato come centrocampista, effettivamente è un ruolo che può fare ma ha qualità di potersi adattare benissimo come esterno alto a destra. Ma su tutti devo fare i complimenti a Dzeko: ha fatto una rincorsa al novantesimo per prendere un contropiede della Fiorentina, questo è l’atteggiamento che fa la differenza per ottenere qualcosa di grande. Edin è determinante per la squadra». La costruzione della Roma non è ultimata, si cresce con le vittorie ma l’organico non è ancora al completo. «La squadra deve essere consapevole di dover affrontare i match andando sempre a prendere gli avversari. Nonostante spesso concediamo campo, siamo bravissimi a riprenderlo. Il lavoro migliore è stato fatto proprio sulla testa dei calciatori che stanno sposando in pieno questa mia teoria. Il vecchio scetticismo? Io penso al lavoro sul campo, a volte si è scettici senza avere basi. Condivido questo record con Spalletti, mi auguro di ottenerne uno tutto mio». Con i due punti rubati a Inter e Napoli, ora le ambizioni aumentano. «Dobbiamo pensare solo a noi. Io devo guardare la squadra, l’atteggiamento, questo mi piace. Mi piace vedere chi non gioca allenarsi con grande intensità. Tutti devono avere le motivazioni, guardate Radja come sta giocando dopo aver fatto tutti quei gol nella passata stagione. Io non valorizzo nessuno, sono i ragazzi che stanno facendo il loro. Per me conta dare idee ed essere seguito. Questo voglio, poi vedremo dove si arriverà».



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