(Il Tempo – A. Austini) Rabbia e rimpianti. Che la Roma potesse perdere al Camp Nou era ampiamente pronosticabile, ma sul 4-1 finale pesano tanto, tantissimo gli episodi girati tutti a favore del Barcellona. Due autogol e due rigori negati, messi insieme diventano davvero troppo da accettare al termine di una gara in cui Dzeko e compagni hanno tenuto testa per lunghi tratti ai migliori del mondo. Le moviole lasciano più di un dubbio per due volte: l’intervento di Semedo su Dzeko è netto, magari non sufficiente a far volare a terra il bosniaco, ma se parliamo di regolamenti il contatto valeva il penalty. Quanto a Umtiti su Pellegrini, il fermo immagine catturato con più precisione mostra che l’intervento del difensore sul piede del centrocampista della Roma avviene proprio sulla linea dell’area. Ma in Champions non c’è la Var, perché l’Uefa non la vuole in una battaglia più politica che sul merito con la Fifa, e allora nessuno ha potuto correggere gli errori del fischietto olandese Makkelie. Uno dei tanti arbitri che non ha avuto il coraggio di fischiare un rigore contro il Barcellona nel suo stadio.
La sintesi dell’umore giallorosso la dà Eusebio Di Francesco: «Già sono bravi di loro – rimarca l’allenatore – non hanno bisogno di aiuti. Li hanno ricevuti da noi e dall’arbitro: gli errori di Makkelie sono evidenti». Detto questo, al tecnico la prestazione dei suoi è piaciuta eccome. «Abbiamo fatto una grande gara dal punto di vista dell’atteggiamento, ma ci abbiamo messo anche del nostro, non possiamo dare le responsabilità agli altri. Bisogna fare gol quando ti capita l’occasione, come Perotti e altri nel secondo tempo: serve più cinismo e cattiveria perché il Barcellona non ti perdona. Dal punto di vista della prestazione, della voglia e della personalità non so che dire, non me ne ero nemmeno accorto di stare sotto 3-0. Nel secondo tempo volevamo segnare con forza, volontà e siamo mancati nella qualità delle scelte. Si parla molto di Alisson che è bravo, anche quello del Barcellona ha fatto grandi parate. Segnato il gol con Dzeko, dovevamo restare sotto di due e tenere duro ma non abbiamo avuto le letture giuste».
Dal 6-1 del 2015 alla sconfitta di ieri, larga nel punteggio ma molto meno nella differenza di gioco, la crescita della Roma è netta e incoraggiante in prospettiva. Ma il divario rispetto ai colossi d’Europa come il Barcellona resta ampio: se loro fanno il minimo e tu quasi il massimo, non può finire 4-1. «Credo che sia un risultato bugiardo – dice ancora Di Francesco – ci siamo fatti tre gol da soli e contro una squadra così non ce lo possiamo permettere perché compromette la partita». E, quasi certamente, la qualificazione anche se l’allenatore prova a crederci ancora. «La gara di ritorno deve essere quella dell’orgoglio e bisogna tirare fuori il meglio di noi stessi. Sarà giusto onorarla e cercare di continuare a sognare: la Roma ha dimostrato di poter far male al Barcellona». L’obiettivo realistico adesso è difendere il terzo-quarto posto in campionato e le prossime due sfide contro Fiorentina e Lazio sono tutt’altro che semplici. «Non si incontra sempre il Barcellona e dobbiamo volere fortemente la qualificazione in Champions. Ora mi tocca fare la conta dei giocatori disponibili, ci ha penalizzato anche il fatto di non avere Nainggolan e Under». Due assenze pesanti che danno ancora di più il metro di quanto sia stata coraggiosa ieri la Roma. Ma a questi livelli non basta.
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