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Rassegna stampa

Di padre in figlio: un altro Schmeichel per sognare ancora

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AS ROMA NEWS LEICESTER SCHMEICHEL – Trent’anni anni dopo, ancora un rappresentante della famiglia Schmeichel, gloriosa dinastia di portieri, lungo la strada della Roma. Nel 1991, nelle semifinali di Coppa Uefa, i giallorossi di Ottavio Bianchi scoprirono la bravura del numero uno del Broendby, squadra danese approdata al penultimo atto della coppa europea grazie, soprattutto, alla bravura di Peter Schmeichel, classe 1963, scrive Il Messaggero.

Piegare la sua resistenza al ritorno, il 24 aprile 1991, quando la Roma prese d’assalto la metà campo del club scandinavo, richiese un’autentica impresa. Ci pensò Rudi Voeller, all’88’, con un guizzo al centro dell’area, sotto la curva Nord. Fu il gol-qualificazione. Esplose la gioia della panchina romanista. Anche il dottor Ernesto Alicicco entrò in campo per festeggiare. Quella doppia sfida fece conoscere al mondo lo spessore di Peter Schmeichel. Non esiste ancora Internet e naturalmente nemmeno i social. 

Giocare in Danimarca significava stare lontano dai radar dei grossi club, ma il Manchester United di Alex Ferguson non perse tempo e arruolò il portiere del Broendby. Con i Red Devils, tra il 1991 e il 1999, Schmeichel padre vinse quasi tutto. E’ considerato il migliore, nel ruolo, della storia della Premier. E’ stato nazionale 129 volte: un fuoriclasse.

Il figlio, Kasper, 35 anni, è danese quasi per caso ed è un’icona del Leicester, dove in queste ore sta montando l’attesa per il match di giovedì: il ritorno di Evans in difesa e il dubbio-modulo tra 4-1-4-1 e 3-4-1-2 le ultime notizie. Kasper ha trascorso la maggior parte della sua esistenza in Inghilterra: dal 2002 ad oggi. 

La sua ascesa giovanili nel Manchester City, Darlington, Bury, Falkirk in Scozia, Cardiff, Coventry, Notts County, Leeds – è stata progressiva e a Leicester, dove sbarcò nel 2011, ha trovato la sua dimensione. Nella stagione della straordinaria impresa della conquista del titolo, all’ombra di Claudio Ranieri, Schmeichel junior fu uno dei punti di forza. 

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Rendimento altissimo, errori zero, il vezzo di rilanciare il pallone colpendo con i tacchetti il ​​palo prima della rincorsa. Nei giorni dei festeggiamenti, posò la corona sulla testa di Claudio Ranieri, ma dopo fu uno dei primi a rimuoverla. Il suo ruolo, nei giorni della caduta dell’allenatore italiano, non fu chiaro. Qualcuno scrisse che parlò con il presidente Vichai Srivaddhanaprabha per sollecitare l’esonero. Kasper era uno dei giocatori prediletti dell’imprenditore thailandese. 

Quando il 27 ottobre 2018 l’elicottero che doveva trasportare Vichai a Londra si schiantò nel parcheggio dello stadio, Kasper si lanciò verso il relitto in fiamme per cercare di estrarre i corpi. Lo fermarono appena in tempo. 

Anche sul piano stilistico Kasper è così: si butta nelle mischie senza paura. Quattro volte calciatore danese dell’anno, è stato 83 volte nazionale. Il padre, abile uomo d’affari e personaggio televisivo, fu superiore, ma Kasper è un signor portiere. Il nonno, Antoni, polacco, fu jazzista. Tanto per ribadire che c’è sempre una vena di talento in chi gioca tra i pali.

FOTO: Credits by Shutterstock.com

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