Incredibile a Bologna: neppure Gaston Ramirez e il famigerato Pablo Betancourt, che a queste latitudini hanno scritto pagine da manuale di prove tecniche di divorzio, erano arrivati a tanto. A superare i maestri è Diawara, forse non ben indirizzato dal suo entourage.

«Dov’e Amadou?». «Dai, sara in ritardo, aspettiamo un attimo». Invece no. Amadou non è arrivato. Ha deciso di compiere una mossa da cui non si torna indietro: disertare il ritiro del Bologna a Castelrotto. Sono le 7.30 di mattina, a Casteldebole sono tutti pronti a caricare i bagagli per poi salire sul pullman che li deve portare in stazione: c’e il treno per Bolzano alle 8.45. Tutti presenti e puntuali. Anzi no. I rossoblù si contano e manca Diawara. La dirigenza rossoblù aspetta 5-10 minuti, poi telefona al ragazzo: staccato. Telefonata all’agente italiano Daniele Piraino e a quello guineano Numuke Tounkara: irraggiungibili pure loro. Il club manager rossoblu Marco Di Vaio e il diesse Riccardo Bigon salgono in macchina e vanno a cercare il ragazzo a casa. Si sarà addormentato, pensano o sperano. Macchè. Della macchina del regista, alla Meridiana, non c’e traccia, suonano il campanello dell’appartamento, ma non risponde nessuno: di Diawara non c’e traccia. Peggio: il ragazzo ha studiato una mossa per rompere con società e ambiente, passando dal ruolo di separato in casa a quello di fuggitivo.

E’ l’atto di rottura totale che fa seguito a due settimane di botta e risposta mediatici tra l’agente del regista Piraino e il Bologna. Il tutto è iniziato dopo il rifiuto del Bologna a cedere Diawara per 8 milioni al Valencia, pronto a riconoscergli un ingaggio da 1 milione di euro. Fu di 16 la richiesta del Bologna, affare saltato. «Il Bologna sa tutto, Diawara vuole andarsene, e irrispettoso sentir parlare di regali quando guadagna 3mila euro al mese e viene valutato 20 milioni», è la dichiarazione con cui Piraino attacca il Bologna dando il via alla polemica. «Bisognerebbe essere onesti, quale stipendio da fame», rispose Donadoni, riferendosi al fatto che nella passata stagione Diawara ha percepito grazie ai bonus 250 mila euro. E ne guadagnerebbe di più nella stagione alle porte se si fosse degnato di rispondere alla proposta di adeguamento per passare da 70mila euro lordi a 350mila euro più bonus. E il Bologna sarebbe stato pure pronto a trattare al rialzo, una volta capita l’antifona. La replica non si e fatta attendere: «Donadoni pensi ad allenare, le trattative non sono affar suo», fu il carico aggiunto da Piraino. Le cronache del pre-ritiro a Castiadas raccontano poi di un Diawara tempestato dalle telefonate degli agenti. Diawara si allena, ma inizia a perdere la serenità. Venerdì effettua visite e test. E ieri sparisce, disertando la partenza per il ritiro. Per giunta proprio mentre l’offerta giusta per la sua cessione, per stessa ammissione della dirigenza rossoblù, era in arrivo.

MOTIVO? Forzare la mano al Bologna alla cessione, considerato che domani la commissione agenti si riunirà per il primo round del deferimento subito da Diawara e dall’agente Piraino in seguito al cambio di procura effettuato in gennaio? Possibile. Poi, c’e un’altra chiave di lettura, più maligna. La mossa di Diawara di non presentarsi alla partenza per il ritiro servirebbe solo a screditare il giocatore agli occhi della società vicinissima a prenderlo: la Roma. Un modo per far saltare la cessione ormai in dirittura d’arrivo. Un modo per rispondere al mancato affare con il Valencia. Se poi, davvero Diawara non dovesse andare alla Roma, ci sono altre società in Italia interessate al talento guineano: il Napoli, la Fiorentina. E cosi l’ex diesse rossoblu i cui rapporti con il Bologna iniziarono a incrinarsi proprio in seguito al cambio di procura di Diawara e al relativo deferimento) diventerebbe spettatore giocoforza interessato. I prossimi giorni chiariranno i contorni della vicenda, una cosa certa: la sensazione e che difficilmente si vedrà Diawara in ritiro.

(Il Resto del Carlino – M. Giordano)



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