Siamo al muro contro muro, sempre di più. Con il dettaglio paradossale che nella disputa più infinita dell’estate a inacidire i toni e ad inasprire le posizioni non è stato il Bologna, che pure aveva mille ragioni per farlo, ma Diawara. E’ molto dura la sua lettera recapitata l’altro giorno in sede, redatta da un legale (Pierfilippo Capello, il figlio del tecnico Fabio): di fatto, vi si imputa al club di non averlo difeso dalle critiche che gli avevano mosso Donadoni e Gastaldello, facendo sì che s’allontanino decisamente ipotesi di riavvicinamento fra le parti. Da Casteldebole minimizzano, fanno filtrare che la lettera è solo una risposta a missive spedite del club, in cui lui fa ribadire d’essere stressato. Smussare per risolvere, la strada non cambia. Joey Saputo è stato allietato ieri dal secondo gol americano di Mancosu (decisivo, nell’1-0 di Montreal-Houston nel campionato Usa), ma sul caso del giorno (o del mese) era stato, su Sky, torvo e laconico: «Diawara? Nessuno sa dove voglia giocare». Sin qui, la spinosa pratica il presidente l’ha lasciata gestire ai suoi uomini su questa riva dell’oceano, che ancora non hanno multato Amadou, scegliendo un approccio morbido che però, almeno finora, non ha pagato. Così si può dire, al 9 d’agosto. Eppure, la linea ufficiale resterà quella.

Il Bologna avrebbe potuto metterlo fuori rosa, minacciando di tenerlo fermo almeno fino a gennaio o per tutta la durata del contratto (30 giugno 2020), e non l’ha fatto. La speranza era chiara: prima lo vendiamo e meglio è. Abbassare i toni e voltar pagina, a metà luglio poteva avere un senso, tanto più che la casella in organico era stata subito riempita. Con l’arrivo di Nagy, il rientro dal Cile di Pulgar (che sta provando a giocare da regista) e la permanenza di Crisetig, Diawara tatticamente è già il passato, nelle scelte di Donadoni. Solo che i famosi 15 milioni della sua cessione nessuno li ha visti, cosicchè il mercato è in pratica bloccato: la linea di Saputo, ribadita a Fenucci e Bigon nel recente viaggio a Montreal, è di non concedere extrabudget. C’è poi un altro aspetto delicato. Con questa condotta societaria, può passare il messaggio che ognuno, d’ora in poi, può fare come crede. Non a caso i cronisti in ritiro, a contatto con la squadra, hanno impiegato poco a capire che i più seccati dal comportamento di Diawara erano proprio alcuni suoi compagni. Donadoni, con calma olimpica, aspetta. Per migliorare il 14 esimo posto vorrebbe qualche acquisto di peso. I giovani presi dal club gli piacciono e ci lavorerà, ma valuta che l’ossatura vada irrobustita. L’arrivo di Dzemaili, dato ormai per scontato e atteso a ore, va proprio in questa direzione. Se nel frattempo si riesce a vendere Diawara, altre operazioni si potranno concludere. Col Napoli pareva fatta per 17-18 milioni, poi De Laurentiis ha preso Zielinski. Con la Roma è ancora tutto in piedi e da qualche giorno (oltre all’ipotesi estero, non solo Valencia) in fila c’è pure la Juve. Beppe Marotta è pronto, sfoltita la mediana, a telefonare a Saputo.

(La Repubblica – S. Monari)



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