Sull’altare del nuovo stadio della Roma la maggioranza 5 Stelle sacrifica la fin qui stra ostentata compattezza. Perché la giornata di ieri, una delle più calde nella road map che dovrebbe portare all’approvazione del dossier su Tor di Valle, si è chiusa con la sospensione della consigliera Cristina Grancio dal Movimento e con l’intervento della polizia al municipio IX.
Un doppio colpo che fa vacillare le certezze grilline. E dà voce allo sfogo dell’ortodossa, da sempre convinta che il “no“ allo stadio, taglio alle cubature o meno, fosse l’unica opzione possibile: “Sono stata sospesa dal M5S — spiega Grancio — per aver espresso perplessità finanziario-giuridiche e sollecitato chiarimenti sull’intervento”. L’eletta grillina aveva chiesto più volte che venisse udito in commissione urbanistica il curatore fallimentare della Sais Spa, la società già proprietaria dei terreni su cui dovrebbe essere realizzato il Colosseo bis della Roma. “Il mio non voto non è dissenso politico, è solo la difesa degli interessi dei cittadini”, continua la consigliera. “Avrei tenuto “un comportamento che sembra presentare caratteri di particolare gravità”. La nota poggia tutta su condizionali. Agli amici pentastellati ricordo che mi sospendono perché ho cercato di andare oltre i dubbi. O avete le idee confuse, oppure siete in malafede”, chiude la Grancio. Sbattendo la porta, come aveva già fatto in mattinata, nel corso della commissione congiunta trasporti e urbanistica, dove aveva salutato prima di votare.
Non che all’Eur si respiri un’aria migliore: ieri il consiglio del municipio IX avrebbe dovuto dare il suo parere — non vincolante, ma comunque necessario — sulla delibera dello stadio. Ma le opposizioni, dal Pd a Fratelli d’Italia, hanno avuto la meglio: in difesa del regolamento, sono riusciti a far slittare il voto. Inutili i tentativi del presidente del consiglio dell’ex circoscrizione Marco Cerisola e del minisindaco grillino Dario D’Innocenti di trovare la quadra in diretta telefonica con il numero uno dell’aula Giulio Cesare e big del M5S capitolino Marcello De Vito. Entro giovedì la delibera deve essere votata in consiglio comunale. Il parere favorevole delle commissioni c’è, quello del municipio ancora no. E la base è in rivolta: “L’esposto alla Corte dei conti — spiega Francesco Sanvitto del tavolo urbanistica — ormai è inevitabile. Si useranno fondi pubblici per espropriare i terreni dei privati”.
(La Repubblica)
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