Eusebio Di Francesco

(La Repubblica – F. Ferrazza) Dopo Natale e Capodanno, ai romanisti va di traverso anche l’Epifania. E all’Olimpico si sentono i primi fischi stagionali di contestazione. I giallorossi sprofondano contro l’Atalanta, perdendo la gara ( 1- 2), la prima del 2018, ed aprendo ufficialmente una profonda crisi. Sotto choc i tifosi, ma anche giocatori e allenatore. Neanche un coro dedicato a Nainggolan, seduto in tribuna tra Totti e Monchi, dopo l’esclusione punitiva decisa da Di Francesco in accordo con la società. Lo stadio e la Curva Sud sostengono la squadra fino al fischio finale, senza mostrare solidarietà nello specifico a Radja, che tornerà a disposizione dopo la sosta, in occasione della trasferta di Milano, e che è stato insultato da qualche tifoso mentre lasciava la tribuna a fine gara. «La squadra non mi è piaciuta per niente dal punto di vista della personalità – ammette Di Francesco – e per giocare nella Roma serve personalità. Siamo in involuzione, la squadra era disunita e non aveva il desiderio di riprendere questa partita. Corriamo poco insieme, c’è scollamento. Io sono il primo responsabile e devo risolvere questo aspetto. Per fare gol facciamo troppa fatica. Per diventare cattivi dobbiamo prima ritrovarci» . E ora la sosta: «Ci farà riposare e ricaricare – dice ancora Di Francesco -. Mi aspetto qualcosa in più, nelle grandi squadre i giocatori più rappresentativi devono essere trainanti, anche nei confronti dei più giovani. Non abbiamo la controprova che con Nainggolan in campo avremmo vinto, anche nelle sconfitte Radja ha sempre giocato. È stata fatta una scelta etica, può piacere o meno, ma è un insegnamento e situazioni del genere non devono più accadere».

Durissima l’analisi di Strootman, uno dei peggiori in campo. «È stata una vergogna giocare quel primo tempo in casa – ci va pesante l’olandese – era come giocare undici contro tredici o quattordici, arrivavamo sempre tardi sulla palla. Siamo in difficoltà e dobbiamo lavorare forte per tornare al nostro livello, fare di più». Kevin è poi molto autocritico. «Negli ultimi 4 anni non ho mai fatto una partita del genere e questo non può succedere. Se gioco male come oggi, non posso aiutare nessuno, dobbiamo guardarci allo specchio e migliorare. Nessuno si prende le responsabilità». E ancora. «Dopo la qualificazione in Champions abbiamo mollato, non so come dire, è difficile da spiegare. Lavoriamo tutto il giorno a Trigoria, parliamo, facciamo tanto per migliorare, ma è una cosa di fiducia e si può riprendere solo con una vittoria in una grande partita». Tanto nervosismo, in campo e fuori, tra i giocatori. Tra i più arrabbiati Kolarov, a fine primo tempo imbufalito con i compagni di reparto. Ora una settimana di ferie, con la squadra che tornerà a lavorare lunedì 15 gennaio. La società ha chiesto di usare con la testa i cellulari e di seguire una tabella alimentare e di lavoro base per non disperdere le energie che al momento sembrano davvero poche.



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