Eusebio Di Francesco

(Il Messaggero – S. Carina) Dopo esserlo stato in campo, anche nel post-gara Di Francesco rimane il più lucido. A più riprese viene stuzzicato sulle decisioni dell’arbitro Skomina ma il tecnico abruzzese preferisce parlare di calcio. Di quello che ha funzionato e dei diversi errori (sui due gol subiti) che hanno pregiudicato sul nascere il tentativo di rimonta. Il 4-2 finale, infatti, regala una sensazione di rammarico che allo stadio, durante i 90 minuti, s’è avvertita poco. E non è un caso che le prime parole siano rivolte al gruppo: «Sono rammaricato, la squadra ci doveva credere di più, potevamo farne di più. Sono prima di tutto dispiaciuto, poi ai giocatori dico bravi. Reagire in questo modo e mettere alle corde il Liverpool è stata quasi una partita perfetta. L’introduzione del Var? È un discorso che spetta alla società. Ci hanno tolto qualcosa nel momento topico della gara ma noi dovevamo fare solo gol e non protestare con l’arbitro. Abbiamo solo perso tempo facendo il loro gioco. Dal campo l’episodio dove il difensore del Liverpool ha toccato la palla con la mano è sembrato subito chiaro. Tuttavia di ingenuità ne abbiamo commesse anche noi». È un piacere ascoltarlo. Dietro alla definizione della «gara quasi perfetta» si nascondono anche diverse cose che gli sono piaciute poco: «Ci siamo fatti due gol da soli, ma dal punto di vista dell’atteggiamento non posso dire nulla. Esiste sempre un margine di errore, il rischio c’è perché magari una lettura sbagliata o un rinvio centrale invece che laterale può metterti in difficoltà. Quando si gioca contro tre attaccanti e lo si fa in verticale, il pericolo è sempre grande. Dobbiamo però essere sinceri, il Liverpool non ha rubato niente, ha dimostrato di essere una grande squadra. Se guardiamo le azioni da gol, penso però che le due partite si equivalgano». L’analisi scivola via sulla prova dei singoli: «Schick? E’ stato adattato in un ruolo, ma va dato merito anche agli avversari. Il Liverpool ha investito tanto, Mané era in grande forma. Peccato per El Shaarawy che ha avuto i crampi, volevo tenerlo in campo fino alla fine. I particolari fanno la differenza, prendere due gol su calcio d’angolo hanno determinato. Dobbiamo migliorare su tutti gli aspetti».

VOLTARE PAGINA – Ora bisogna voltare pagina. Già a Cagliari, visto che in palio c’è ancora una Champions da conquistare: «Sarebbe importante rimanere protagonisti, ma prima dobbiamo qualificarci in campionato. Possiamo dire la nostra in questa competizione, è stato un cammino non facile ma io non mi accontento». Fa bene a ricordarlo. Non lo ha mai fatto in stagione. Né dopo il derby vinto a novembre, tantomeno dopo il 3-0 al Chelsea oppure dopo la qualificazione nel girone eliminatorio, il ritorno al terzo posto in campionato, il passaggio ai quarti o aver eliminato i marziani del Barcellona. Quanto ottenuto in questa annata deve essere considerato un punto di partenza, con la consapevolezza che migliorarsi, soprattutto in Europa, sarà difficilissimo. Eusebio però è fiducioso: «Questa gruppo sta diventando una squadra di uomini. Stiamo imparando dagli errori per venire fuori dalle gare come uomini e calciatori migliori. Il vero peccato è che sbagliando meno potevamo essere veramente a Kiev».



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