(Il Messaggero – A. Angeloni) Chi non lo ha preso per pazzo, quando diceva di ambire alla semifinale? Lo diceva lui, come gli altri, da Florenzi in giù. «Ci crediamo». Ma come ci crediamo, non è possibile. La Roma non potrà mai fare tre gol al Barcellona, domenica c’è il derby. Si sprecheranno energie. Questo abbiamo detto e sentito. Lui, Di Francesco, invece no: turnover con la Fiorentina, squadra migliore con il Barcellona. Un pazzo. No, lungimirante. Alla fine si prende i meriti, insieme con la sua squadra che ha maltrattato, coccolato e stimolato fino a renderla un capolavoro. Perché questo Roma-Barcellona è davvero un capolavoro. Arrivano i complimenti della sindaca Raggi, che fa di questo successo un “pregio” per la città, arrivano anche quelli della Juventus, che stasera a Madrid dovrà tentare la stessa impresa. Gli fanno i complimenti i suoi calciatori, uno a uno, mentre entrano nello spogliatoio dopo la bolgia, ed Eusebio ricambia. E domenica, nel derby, manda in campo la Primavera, gli sussurra pure qualche provocatore. «E’ giusto che i giocatori festeggino, ci credevamo davvero. Ho abbracciato tutti: ma domenica c’è il derby. Si guarda avanti, non indietro. Dobbiamo sempre ambire a qualcosa di più», dice il tecnico con gli occhiali appannati di gioia.
TATTICA FINALE Ha preparato la partita, ripensando a una Roma anche diversa: con tre difensori, con Fazio a destra e Manolas a rincorrere. Non è proprio lo scemo del villaggio, insomma.«Non è l’assetto tattico a fare la differenza ma la mentalità. Ho fatto questa scelta per dare meno ampiezza al loro gioco ed essere più aggressivo.Mi interessa di più la filosofia della squadra. E questo deve darci più forza. Ora serve sempre di più. Mi prendo complimenti, critiche e le parole ingrate ma guardo avanti. La finale di Champions? Perché non crederci? Deve essere il nostro obiettivo, se pensiamo al ‘come va va’, ci accontentiamo. E non dobbiamo commettere questo errore. Schick? E’ un grande giocatore, ho messo questo sistema per aiutarlo. E’ stato pericolosissimo e a livello tattico quasi perfetto». A proposito di tattica, questo 3-4-3 o 3-4-2-1, alla fine è stato determinante. «Ho studiato una partita in cui loro sono andati in difficoltà. Avevo gli interpreti adatti per giocare con questo modulo. In periodi in cui facevamo pochi gol volevo avvicinare più attaccanti al centrocampo. Abbiamo fatto giocare un sacco di palloni a ter Stegen, e questo è per merito nostro. Io sono un pazzo ad aver cambiato così in questa partita ma devo ringraziare i miei ragazzi che hanno fatto un lavoro straordinario». Un pazzo, sì, in tanti lo avranno pensato. «Inconsciamente in questa competizione tiriamo fuori qualcosa di diverso, dobbiamo riuscire a farlo sempre, a partire da domenica.Con questa crescita possiamo diventare veramente bravi e forti. Questo modulo può essere portato avanti: il 4-3-3 mi ha dato soddisfazioni ma me ne ha anche tolte, io dopo la partita con la Fiorentina non ho dormito e sono stato a pensare a quella che poteva essere la soluzione giusta per il Barça. Poi, vedendo la gara di Messi a Londra contro il Chelsea, ho trovato la soluzione…». E ha scritto la storia, insieme con tutti. Applausi
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