AS ROMA NEWS CAMARA – È finito nello spietato vortice social, è bastato quel cross sbilenco, l’altra sera a Siviglia. “Vattene via Camara. Nun te vojo più vede”, uno dei messaggi più teneri che hanno accompagnato il video di quel gesto tecnico, oggettivamente mal riuscito. Video, ovviamente, cliccatissimo, commentatissimo, ritwittatissimo, scrive Il Messaggero.
L’assist gol per Belotti poi, ha reso indimenticabile il pomeriggio-sera di Coppa e ha fatto cambiare idea a tanti: lui, Mady, decisivo. Quarantacinque minuti di fila con la maglia della Roma, non li aveva mai giocati. Di solito è l’uomo degli ultimi minuti: 1 (Empoli), 9 (Udinese e Inter), in serie A, mentre in Europa League, Mou gli ha regalato qualche chance in più: 18 con il Ludogorets, 26 con l’Helsinki, e 10 con il Real Betis all’Olimpico, prima di quei lunghi 45 al Benito Villamarín.
Ci vuole poco a capire che Mou non lo consideri ancora pronto, avendo lui giocato solo in Guinea, con Kaloum Star e Santoba, in Francia (Corsica) con l’Ajaccio prima di salire di grado nell’Olympiakos (4 stagioni, piene di 185 presenze, 19 gol, di questi 3 in Champions). Sostituire Wijnaldum non era né sarà facile, ma Mady, l’altra sera ha mostrato caratteristiche che gli attuali suoi colleghi di reparto non hanno: pasticcione, sì, ma dinamico, utile, non uno sprovveduto; commette errori individuali? Sì. Sbaglia scelte tecniche? Vero. Deve crescere, insomma, e Mou prova a renderlo completo, più affidabile per considerarlo di più nelle rotazioni, forse già lunedì a Marassi, al fianco di uno tra Matic (uscito malconcio da Siviglia) e Cristante.
Prima della partenza per Siviglia, è rimbombata una frase regalata da José al guineano: “La tecnica è nei piedi e nella testa”. Ecco, insomma, non basta il dinamismo: serve saper giocare bene a calcio, di questo ha bisogno la Roma o una squadra che abbia ambizioni. E lui punta al grande salto. Per ora il pubblico gradisce: Mady fa simpatia, ma serve alzare il livello. Questo il progetto. Ricordiamo che è in prestito e se vuole restare, lui per primo deve guadagnarsi spazio.
Nel suo paese è molto considerato, nella stagione 2019-20 è stato premiato come miglior calciatore della Guinea, precedendo Keita del Liverpool. Ha scelto la maglia numero 20, avrebbe preso la 4 (il suo numero fortunato, che ha portato sulle spalle nei cinque anni all’Olympiakos, mentre all’Ajaccio aveva la 2 o la 8) ma era già assegnata a Cristante. Lui che fa il centrocampista di corsa è cresciuto con il mito di Kakà e Ronaldinho.
Camara ama il suo paese (il secondo calciatore guineano della storia della Roma, il primo Diawara, e il ventiduesimo proveniente dal continente africano, da Wome a oggi), è legatissimo alla mamma, alla quale dedica ogni minuto della sua carriera. “Ha passato tutta la vita nelle difficoltà, nella sofferenza. E tutto quello che facciamo, lo facciamo per lei”.
Roma lo ha stregato (ha già vissuto l’esperienza di un furto all’automobile, all’Eur), la storia, ama i piatti tipici, anche se resta legato alla sua passione: il riso. La Roma era nel suo destino, celebre la foto che ha fatto il giro di internet che lo ritrae con la maglia giallorossa. “Cercherò di lavorare per restare qui a lungo. Condividere lo spogliatoio con giocatori che spesso prendevo alla PlayStation, e ora invece mi ci alleno, è un sogno”. Ma è tempo di uscire dal sogno e di lavorare per prendersi uno spazio in più.
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