Rassegna stampa
Discrezione e serietà, così Friedkin è arrivato all’happy-end
NOTIZIE AS ROMA FRIEDKIN – Scusate il ritardo. Chissà se tra le molteplici attività che lo vedono protagonista nella vita, un cinefilo e produttore cinematografico come Friedkin ha avuto modo di guardare la meravigliosa pellicola di Massimo Troisi, ormai datata 1983.
Di certo, con Vincenzo, giovane ingenuo e disoccupato che abita ancora in famiglia, interpretato dal compianto attore, Dan a poco a che fare. Molto di più lo accomuna il tira e molla che il protagonista del film ha con Anna, culminato dopo mille peripezie con l’happy-end. A pensarci bene, la storia con la Roma è stato qualcosa di molto simile.
Il colpo di fulmine, l’approccio (culminato con l’offerta spartiacque a fine dicembre), la crisi (dovuta perlopiù alla pandemia), i lunghi alti e bassi con Pallotta, la rottura, i silenzi, il rischio di essere superato in extremis da un altro competitor sino alla fumata bianca. Per conoscerlo meglio, bisognerà che si appalesi. Ma su una cosa già si può essere certi: quando vuole una cosa, Friedkin se la prende. Così ha fatto con la Roma. La voleva e alla fine la prenderà. Alle sue condizioni. Dettaglio non trascurabile nel campo degli affari.
Si presenta a Roma, città caotica funestata ormai da una violenza verbale che passa indifferentemente dalle strade alle frequenze radiofoniche, con il miglior biglietto da visita possibile: la discrezione. Mai una parola, un sussurro, una linea guida off record lanciata ai media in questi lunghissimi mesi di trattativa.
Nemmeno una replica quando Pallotta, con modi da rivedere, lo ha stuzzicato, mettendo in dubbio la capacità finanziaria del suo gruppo: «Se avesse i soldi e volesse parlare ancora, lo ascolteremmo…». Sinonimo di serietà che alla fine ha pagato. Jim infatti non solo ha dovuto riascoltarlo ma ha detto sì a quello che non più tardi di 52 giorni fa aveva definito «inaccettabile». Una vittoria che conferma il trend di una vita. Detto del suo amore per il cinema (produttore di The Square’, vincitore della Palma d’oro a Cannes nel 2017, di All the Money in the world e di The Mule’, con Clint Eastwood, oltre ad essersi lanciato come regista ad agosto scorso in Lyrebird), Friedkin – 54 anni – deve la sua fortuna alle automobili.
Già negli anni 60 la sua famiglia aveva fatto fortuna con le concessionarie negli Usa. Dan, Ceo dal 1995, nel 2017 ha ereditato l’impero dopo la morte del padre, acquisendo il diritto per la sua catena Gulf States di distribuire in esclusiva le vettura Toyota in 150 concessionarie negli Stati Uniti. Si parte dalla sede sociale di Houston, sino ad abbracciare gli stati dell’Arkansas, Louisiana, Mississippi e Oklahoma.
Il futuro proprietario della Roma – sposato con Debra (archeologa e amante della storia romana), quattro figli e una licenza di pilota d’aereo – può vantare un patrimonio di 4,2 miliardi di dollari secondo la rivista Forbes che lo pone al 187° posto della classifica dei Paperoni statunitensi e al 504° nel mondo. Imprenditore di successo anche in altri settori strategici come il turismo (la catena Auberge Resorts, con alberghi di lusso in Messico, isole Figi, Grecia, Svizzera, Nicaragua, Usa e Costa Rica) è un grande appassionato di sport.
Tifoso degli Houston Rockets, a tal punto da provare la franchigia texana un paio di anni fa, senza riuscirci. Dal basket al calcio, il passo è stato breve. Anche grazie all’insistenza del figlio Ryan, per il quale è probabile in futuro un ruolo (in loco) simile a quello che il giovane Zhang copre nell’Inter.
(Il Messaggero – S. Carina)
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