AS ROMA NEWS DE ROSSI DOVBYK – Quel gol (di Shomurodov) in tre partite non si può nemmeno associare alla solitudine dei numeri primi, perché “1” non ne fa parte. Sta lì, malinconico, aspettando di essere superato. De Rossi non appare preoccupato, chissà cosa ne pensa Dovbyk, scrive Il Messaggero.
Perché se un attaccante non segna, i fari si accendono automaticamente su di lui. Vai poi a spiegare che in tre partite l’ucraino ha forse ricevuto un pallone giocabile, con il quale ha colpito una traversa a Cagliari. I Torquemada dei social hanno già emesso le loro sentenze. La storia continua a non insegnare nulla: da Voller a Dzeko, non sono nuove le partenze a rilento dei centravanti, soprattutto a Roma.
Del resto, anche Artem non è tipo da piede sull’acceleratore: lo scorso anno, prima di laurearsi Pichichi della Liga, nelle prime 5 giornate (partendo per 4 volte dalla panchina e giocando al massimo 26 minuti) aveva segnato soltanto al debutto contro la Real Sociedad. Poi dalla sesta in poi, ne ha rifilati altri 23. Tempo al tempo, quindi, anche perché la fiducia di De Rossi è totale: «Insieme a Savio, è stato l’artefice principale della cavalcata del Girona. È un giocatore importante dal punto di vista realizzativo, ma anche per la profondità e lo spazio che ci dà alle spalle della difesa avversaria. Ci può aiutare a tenerci più corti e a respirare quando ci troveremo in difficoltà. Segnerà tantissimo». A dir la verità finora in difficoltà è apparso soprattutto Dovbyk.
A Torino, ad esempio, ha toccato la miseria di 13 palloni, di cui soltanto 2 nell’area di rigore avversaria negli 81 minuti nei quali è rimasto in campo. Il totale degli expected goal del centravanti nei primi 270 minuti è pari a 1,2 che fotografa in parte una situazione generale (3,4 xg della squadra nel suo complesso) che ancora non ingrana. Del resto per tornare ad una Roma con un gol nelle prime tre giornate di campionato, bisogna riavvolgere il nastro alla stagione 1986-87, con Eriksson in panchina.
Ma quello del gol è un problema che De Rossi, dopo un avvio sfolgorante, continua a portarsi dietro. Basti soltanto pensare che dal 17 marzo contro il Sassuolo, i giallorossi hanno iniziato a creare poco in partita (massimo 1,08 xG). Nelle ultime 10 gare di campionato, sono state appena 11 le reti (nella gestione complessiva di DDR invece, considerando anche le coppe e le prime gare dell’attuale campionato siamo a 44 reti in 28 gare, media 1,57) e anche nelle amichevoli estive, tolte le due squadre di serie C (Latina e Barnsley), non si è mai andati oltre la rete a partita.
Dati che confermano come Artem sinora non sia stato aiutato dalla manovra della squadra: «Dobbiamo crescere nel giro-palla, per farli scoprire e concedergli più spazio per fare male», l’indicazione di DDR. Dovbyk infatti va servito in profondità per sfruttarne la velocità e lo strapotere fisico oppure con cross che arrivino dal fondo, possibilmente sul secondo palo. In tre gare, è uno scenario che non si è mai materializzato.
L’impressione, anche se il tecnico su questo punto non è d’accordo, è che l’ucraino fatichi a giocare alla Lukaku. Romelu è capace, spalle alla porta, di far salire la squadra. Artem fa molta più fatica. Anche in fase difensiva, i due sono diversi: l’ucraino aiuta poco in pressing. Non è nemmeno il tipo di centravanti che s’inventa il gol o si costruisce l’occasione da solo ma è un semplice, grande e letale finalizzatore.
Tradotto: ha bisogno che la squadra, attraverso la manovra, lo metta in condizione di segnare. Magari a Dovbyk sarà utile proprio la sosta dove sarà impegnato con la propria nazionale contro Albania e Repubblica Ceca. Ripartire per poi farlo anche a Roma. Del resto, come ricordava Van Nistelrooy, uno che qualche rete l’ha segnata, «i gol sono come il ketchup. Ci provi, ma non escono. E quando escono, lo fanno tutti insieme».
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