AS ROMA NEWS DOVBYK – Tre mancini per la Champions. È l’anomalia curiosa dell’estate romanista. La DDS (Dybala-Dovbyk-Soulé) pende a sinistra. Tre attaccanti mancini tutti insieme non si vedono spesso. Anzi, quasi mai. Non sarà come per i centrali difensivi ma è tuttavia singolare la composizione del reparto offensivo giallorosso, scrive Il Messaggero.

Toccherà a De Rossi trovare la migliore collocazione in campo. Giocando con i numeri, ma ricordando sempre che l’idea non è quella delle stecche del biliardino e quindi le posizioni possono variare tranquillamente di qualche metro, appare difficile di partenza vedere la Roma schierata con il classico 4-3-3. A meno di non avere una mediana con tre De Rossi dei vecchi tempi, la difesa con Dybala e Soulé larghi sulle fasce rischierebbe di soffrire un po’ troppo.

Ecco allora che il modulo ad albero di Natale (4-3-2-1) potrebbe venire in soccorso di Daniele. Dovbyk centrale e i due folletti argentini dietro di qualche metro, capaci di andare in profondità ma allo stesso tempo, almeno uno dei due, di fare un passo indietro e laterale per difendere 4-4-2.

Del resto con un centravanti completo come l’ucraino, capace sia di correre dietro la linea difensiva che far salire la squadra spalle alla porta, il trio potrebbe diventare letale. Aggettivo che si accosta facilmente ad Artem (accolto scherzosamente dal gruppo con schiaffi e pacche sulla schiena): nell’ultima Liga, 10 gol con il sinistro, 1 di destro e 6 di testa, oltre a realizzare 7 rigori su 8, lo hanno eletto Pichichi, capocannoniere. Un biglietto da visita, rimarcato dalla Roma nell’ufficialità di ieri: «(…) per la prima volta, il club acquista sul mercato un capocannoniere di una lega europea della stagione precedente. Non era mai successo, nemmeno con nomi altisonanti come Balbo, Batistuta, Dzeko, Montella, Pruzzo, Voeller, Vucinic».

Parola all’ucraino: «Ho scelto la Roma perché è uno dei migliori club italiani, con un progetto che considero importante e in cui credo molto. A tal proposito, volevo ringraziare la famiglia Friedkin. Non avevo mai parlato con il presidente prima di un trasferimento e qui l’ho fatto sia con Dan che con Ryan. Tutto questo mi ha convinto a venire qui».

Roma non è Girona. A Dovbyk, aspettando il battesimo all’Olimpico, è bastato fare un giro sui social per capirlo: «So che c’è molta pressione su di me, ma il calcio senza pressione non è calcio. Non sarà la stessa cosa di Girona ma segnare molti gol è il mio lavoro».

Sfrontato, quanto basta: «Nella scorsa stagione e anche in quella precedente ho segnato molte reti in area. Spero di fare altrettanto qui alla Roma». Giocare vicino a Soulé e Dybala lo agevolerà: «Sì, certamente, perché si tratta di top players, che hanno grandissime qualità. Tutti conoscono bene le loro doti, spero che possano creare molte opportunità per me. Io cercherò di trasformarle in gol. Il mio idolo? Shevchenko».

Da un’icona ucraina ad una romanista il passo è breve: «Ho parlato con De Rossi. Mi ha spiegato qualcosa a livello tattico, poi mi ha parlato un po’ del Club. Dopo questa sensazione, ho sentito un’emozione positiva ed è anche per questo che ho effettuato questa scelta».



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