«Se prima era durissima ora è quasi impossibile». La pelata di Luciano Spalletti, sconsolatamente rivolta verso il basso, parla con la solennità dell’Oracolo di Delfi, mentre ancora intorno all’Olimpico strombazzano felici una cinquantina di napoletani che hanno dribblato il divieto e sono venuti a festeggiare la vittoria della banda Sarri. I due gol alla Roma di quell’indemoniato di Dries Mertens – una variabile impazzita, 18 gol per l’attaccante tascabile infilatosi tra i giganti Higuain, Dzeko e Belotti – non solo hanno riaperto la lotta per il secondo posto e riportato in corsa il Napoli dopo aver attraversato bufere e stagni velenosi, ma soprattutto hanno fatto felice il convitato (o meglio la convitata) di pietra del pomeriggio romano. Lontana ma incombente sull’Olimpico come la cappa di nuvole che lo copriva, bulimica di punti e di scudetti, così cinica da non lasciare niente a nessuno almeno in Italia, la Juve è quella che dai due gol del belga ha guadagnato di più: con una vittoria a Udine andrebbe a +10 e anche questo campionato sarebbe dunque andato. Sghignazzando e giocando su più tavoli la Juve fino a ora ha battuto nettamente entrambe le inseguitrici, ha tolto al Napoli quasi tutte le speranze di una finale di Coppa Italia e quindi di alzare forse un trofeo a giugno, e poi lo ha scagliato furioso contro la sua principale avversaria, la Roma. Che a sua volta è ormai vicina alla resa. En plein. A testimoniare che l’armonia in casa del Napoli è tornata, dopo gli schiaffi presi da Real Madrid, Atalanta e Juve, dopo aver fatto addirittura in piazza il bucato dei panni sporchi di Sarri & C, gridato allo scandalo e urlato “vergogna” per i rigori di Torino, il presidente De Laurentiis si è presentato ecumenico in tribuna con accanto lo chef Cannavacciuolo, che ovviamente lo ha riempito di grandi pacche sulle spalle a ogni gol di Mertens.

Il primo su lancio di Hamsik e il secondo su assist di Insigne, a dire insomma che la macchina del bel gioco napoletano ha ripreso a funzionare, che la squadra fuori casa fa addirittura più gol (32 contro 30) e tanti punti quanti al San Paolo. E soprattutto che Maurizio Sarri – che sta finalmente dando fiducia a Rog, come chiede il suo presidente – ha ancora il controllo della situazione. Salvo eccezioni, visto che infischiandosene dell’area tecnica e protestando pure, è stato espulso. Ma non solo Sarri, pure il suo vice Calzona. Per cui il Napoli negli ultimi 25′ ha giocato in autogestione, giusto con qualche urlo del team manager De Matteis, megafono ai due espulsi. E infatti negli ultimi cinque minuti per poco la Roma non pareggiava per merito del gol finale di Strootman e dei pali presi da Salah e Perotti improvvisamente risvegliati. Reina, non sempre impeccabile, ha fatto il miracolo ed è uscito trionfatore al pari di Mertens. Che ha festeggiato i suoi gol esultando “a cagnolino“, che alza la gamba e fa la pipì sulla bandierina del calcio d’angolo. Serve per far colpo nei social. Sulla Roma il Napoli ha scaricato i suoi gol e le sue angosce. Spalletti smette di fare Rodomonte e si chiede dove sia finita la squadra che solo domenica ha preso a schiaffi l’Inter a San Siro. Dopo lo shock del derby lasciato alla Lazio, stesso copione col Napoli: tre giorni da incubo. Subito è partito il processo sulla difesa imbambolata, sulla rinuncia a Salah, sui cambi ritardati. Non gli è rimasto che abbozzare nervosamente: «Mmhh, ho perso, avete ragione voi». Meglio girare alla larga.

(La Repubblica – F. Bocca)



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