(Gazzetta dello Sport – D. Stoppini) Facciamo a capirci: mai nella storia di Roma e Lazio c’è stato un derby di campionato con due centravanti da 41 gol complessivi, al momento dell’incrocio. Mai, perché la scorsa stagione Ciro Immobile non giocò la sfida di ritorno. Mai, neppure quando Batistuta e Crespo – 2000-01 – si contendevano lo scudetto o Guaita e Piola – 1934-35 – si prendevano gioco dei difensori avversari. È tutta qui la lettura di un derby che non può non essere a trazione anteriore. È tutta qui la chiave del gioco della Roma, ancora una volta – l’ennesima – affidata ai piedi, al petto e alla testa di quel signore chiamato Edin Dzeko. Perché non fosse bastata la fatica con il Barcellona – «la sua miglior partita da quando io sono qui», ha detto Eusebio Di Francesco –, ora c’è uno stimolo in più, un avversario in più da rispettare e rispedire indietro. Immobile ha già agganciato, con 39 gol stagionali, la quota di reti raggiunta da Dzeko un anno fa. Il derby è l’occasione per togliersi uno sfizio a livello personale, ma soprattutto per indirizzare il campionato el miglior modo possibile aspettando la Champions, il Liverpool, Momo Salah e la storia tutta.
Attesa Ore 20.45, perché di notte anche le partite meno affascinanti sembrano belle, figurarsi questa che vale un primato cittadino e un’assicurazione sulla felicità. Perché quell’Edin che a Roma s’è voluto fermare a gennaio è lo stesso Edin che vuole/deve garantirsi anche le gioie future, ovvero la Champions che verrà. Dzeko alla Lazio non segna da cinque partite, dopo esser partito con due gol nelle prime due apparizioni. Due anni e 12 giorni di attesa – ultima rete il 3 aprile 2016 – sono abbastanza per non sentire le gambe pesanti ripensando a Messi e Piqué. Anche se l’avvicinamento alla partita non sarà proprio rilassante. Oggi pomeriggio Edin avrà occhi e orecchie – capito che gioia lo streaming tv? – anche per un altro derby, quello del cuore. A casa sua, ore 16.30, si sfidano l’Fk Sarajevo e lo Zeljeznicar, il club dove Edin è cresciuto e del quale è sempre rimasto tifoso, fino a donare una cifra – è storia di due anni fa – per la ristrutturazione dello stadio. In Bosnia c’è in ballo la vittoria del campionato, da queste parti l’emozione (e i soldi) della Champions, probabilmente ancora con Schick come partner d’attacco. Modello vincente diventa difficile da cambiare. È la Roma del Barcellona, questa. Se è anche l’Edin di martedì, la volata Champions si fa col vento a favore.
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