(Gazzetta dello Sport – D. Stoppini) Se prevenire è davvero meglio che curare, la Roma con Edin Dzeko s’è mossa nella maniera giusta. Qualche panchina, se non allunga la vita, di sicuro può salvare una media gol che suona così: 46 reti negli ultimi 12 mesi, parziale di un bottino che letto per intero dice 52 gol in 87 gare con la Bosnia e 50 totali in 92 match con la Roma. Materiale da conservare con cura, la doppietta di due giorni fa con Gibilterra è la logica prosecuzione di 12 mesi vissuti al top. Guai a esagerare con le dosi però, come accadde la scorsa stagione con Luciano Spalletti. Il risultato fu numericamente esaltante, a fronte però di alcune battute d’arresto, realizzative e non solo, nei momenti topici.
CAMBIO DI STRATEGIA – Ora si cambia, il tour de force di sette partite da qui alla prossima sosta spaventa ma non troppo. È un inedito, a leggerlo così: il turnover riguarderà anche Dzeko. Giocare meno giocare meglio, potrebbe essere lo spot. Giocare diverso, in fondo. Strategia che potrebbe sembrare bizzarra: vicino a un attaccante così, dentro un reparto con quella punta di diamante, la Roma ha piazzato qualcosa come 65 milioni. Per non far sentire solo il bosniaco, ecco Defrel e soprattutto Schick, dentro un attacco che per forza di cose cambierà modo di giocare e di avvicinare la porta avversaria. Tutti e tre in campo contemporaneamente si vedranno poche volte, forse mai se non a partita in corso. Ma il ragionamento di Monchi e della Roma tutta è stato chiaro: mai più come un anno fa, la lacuna del vice Dzeko evidentemente è stata considerata centrale in sede di campagna acquisti. L’obiettivo è chiaro: probabilmente Dzeko diminuirà il numero totale di reti, difficilmente arriverà a quota 39 come la scorsa stagione, a fronte di un totale di presenze e di minuti giocati che scenderà. L’idea, però, è conservare una media gol intatta, il che significherebbe avere un attaccante il più possibile al top, anche dalla prossima primavera in poi. Perché che Dzeko sia centrale nella considerazione di Di Francesco, non c’è dubbio alcuno. Il tecnico vede nel bosniaco, oltre che un finalizzatore, anche il trequartista in grado di innescare i due esterni del suo 4-3-3. E anche su questo da oggi il bosniaco tornerà a lavorare a Trigoria, al rientro dagli impegni con la nazionale. Guai a stupirsi però, ad esempio, se dopo Sampdoria e Atletico Madrid il bosniaco dovesse saltare una gara tra Verona e Benevento. Farebbe parte del piano. E darebbe un senso a parte di quei 65 milioni messi sul piatto.
RISCATTO CHAMPIONS – Milioni che fanno rima con Champions League, peraltro. Competizione che a Dzeko, con la Roma, ha riservato più deluzioni che gioie in passato. È storia nota: un solo gol decisivo contro il Bayer Leverkusen, un rigore sbagliato (oltre che una rete inutile) nell’1-6 con il Barcellona al Camp Nou, i tanti gol falliti contro il Real Madrid con conseguenti sfottò via social, il playoff – anche questo con il pieno di errori – e l’eliminazione della scorsa stagione contro il Porto. Ce n’è abbastanza per tentare e sperare in un cambio di passo. Tra una settimana l’Atletico Madrid, club che lo cercò nel 2013 prima e nel 2015 poi, sarà la prima occasione nella strada verso il riscatto. Senza risparmio di energia, c’è una copertura assicurativa da 65 milioni a garanzia. Perché anche i cercatori di gol, ogni tanto, hanno bisogno di un piccolo periodo di riposo.
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