Edin Dzeko e Aleksandar Kolarov

(Il Messaggero – S. Carina) Forse aveva ragione lo scrittore spagnolo Manuel Vazquez Montalban:«Un centravanti senza le palle è come una frittata di patate senza le uova». Perché a pensarci bene Dzeko in carriera ha sempre segnato. Con il Wolfsburg prima, il Manchester City e in nazionale poi. Anche con la Roma, dopo un approccio faticoso, ha ripreso con regolarità. Il salto di qualità, però, è avvenuto nella passata stagione. Quando a forza di un martellamento continuo, Edin si è riscoperto cattivo. Sì, lui, che non perde il sorriso nemmeno nei momenti più bui, perché – come ha ricordato in più interviste – «quando hai vissuto da bambino sotto le bombe, tutto il resto ti scivola addosso». Fatto sta che quando giochi a certi livelli, la cattiveria sportiva è il quid in più. Quella che ti rende unico. E così, se non erano bastati i 39 gol dello scorso anno, Dzeko in questa stagione ha servito l’en-plein: 10 reti in altrettante partite. Alla doppietta, strepitosa, dell’altra sera al Chelsea (che gli sono valsi i complimenti privati di Pallotta), si unisce in quest’ottica il gol di Milano. Arrivato dopo un battibecco reiterato con Bonucci nel quale Edin aveva sfiorato addirittura l’espulsione. Ecco, se proprio vogliamo stupirci di Dzeko, non è nel numero dei gol. Quelli, lo ripetiamo, li ha sempre fatti. Ma è in questa grinta mescolata con cattiveria, che lo rende inedito a 31 anni.

LO STAKANOVISTA La stessa età di Kolarov. Che a differenza del bosniaco, in fatto di cattiveria, non ha mai fatto sconti a nessuno. Nemmeno l’altra sera, quando ha fulminato con lo sguardo un povero raccattapalle che aveva avuto l’ardire, prima di un corner, di mettere un pallone in più in campo. Il serbo a Roma ha scoperto una seconda giovinezza. Scaricato da Guardiola, alzi la mano chi si attendeva un rendimento del genere. Pronti, via è diventato invece uno dei leader della Roma. Con buona pace di chi gli rimprovera il passato laziale. Di Francesco non ci rinuncia mai. Sinora gli ha risparmiato soltanto 16 minuti contro l’Udinese. Con il Chelsea, un assist, un gol pazzesco ad umiliare Azpilicueta e la fotografia che riassume la partita: l’abbraccio con Dzeko dopo il provvisorio 3-2. Due figli dell’ex Jugoslavia, separati dalla storia, riuniti nella Roma.



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