TORINO-ROMA DZEKO – La risposta della Roma, se ne saranno accorte la Juve e il Napoli, è subito robusta e rumorosa. La rete di Dzeko, da Champions, ha l’effetto del fulmine: spaventa le rivali sul finire dell’estate. Il successo di Torino, in trasferta come quelli delle altre due big dell’ultimo podio della serie A, è l’avvertimento di chi vuole già viaggiare al ritmo delle migliori, soprattutto per non farsi staccare come è successo nel campionato passato, con 18 punti in meno dei bianconeri e 14 degli azzurri.
La partenza, in questo senso, e da grande. Perché la vittoria, pure se al fotofinish, è ampiamente meritata. Anzi, il punteggio non rispecchia quanto prodotto dai giallorossi. Che, in attesa di esultare per l’unico gol (prima del recupero), hanno colpito due pali esterni con Kolarov e Dzeko nel primo tempo e uno pieno ancora con it centravanti nella ripresa. Di contorno, occasioni per tutti i gusti. E sprechi esagerati con El Shaarawy e Pastore. Mazzarri, espulso nel finale per aver chiesto platealmente il rigore sullo 0-0 per mezza spinta di Fazio a Iago Falque, conta giusto la traversa spizzata da Rincon. Non la rete, tolta giustamente ancora a Iago Falque: il fuorigioco, chiamato in ritardo, e evidente. Di Francesco, come ranno scorso, comincia il campionato con un successo di misura. Nell’agosto del 2017 a Bergamo contro l‘Atalanta, stavolta sul campo del Torino. Da Kolarov a Dzeko, calciatori di spessore. La Roma sembra la stessa di prima.
Più nelle abitudini, però, che negli uomini: segna poco e non subisce gol. Ma, rispetto a un anno fa, e ancora in fieri. Perché oggi non e certo il tempo di pesare l’incidenza dei vecchi o quella dei nuovi. Sull’altalena, nel bene e nel male, salgono e scendono i protagonisti della stagione passata e i rinforzi dell’ultimo mercato. Al fischio d’inizio, solo Pastore tra i dieci giocatori di movimento e una novità. Nemmeno piacevole. In più c’è il debutto di Olsen, ancora nella fase di studio e forse di apprendimento. A cambiare la storia del match, dopo un’ora, saranno proprio le riserve. Che non si sentono tali.
Perché l’allenatore li considera titolari come quelli the hanno iniziato it match: Cristante per El Shaarawy, Kluivert per Under e Schick per Pastore. Raffica di mosse, nel momento più fiacco dei giallorossi, capaci di essere comunque propositivi nella prima parte con Strootman, Kolarov e Dzeko. E anche con Florenzi. Quando entra Cristante, Pastore si alza da esterno d’attacco. Va meglio, ma si mangia un gol grande cosi. Kluivert parte a destra e passa a sinistra, quando entra Schick per Pastore. E rifinisce da destra, piombando da sinistra, per Dzeko. Devastante Justin: 20 anni e 4 mesi dopo l’ultima gara italiana di papà Patrick.
ANDAMENTO LENTO – Sono bastati i panchinari, insomma, per aggiustare in corsa la Roma. Le caratteristiche del trio di centrocampo non hanno aiutato nel decollo verso Sirigu. Manca il dinamismo di settore. Pastore va dove vuole, senza fermarsi esclusivamente a sinistra. Ma, quando c’è da disegnare, e scontato. Strootman è il più intraprendente. Ma con il suo passo, elegante e rabbioso, non accelera mai. De Rossi, invece, si abbassa sulla linea difensiva, gioca a due tocchi per non sbagliare e spesso verso i lati.
Detta il suo ritmo che è solo felpato. La staticita ha regalato tempo prezioso al Torino che, con il suo 3-5-2, e riuscito a chiudersi senza mai rincorrere. E quando il muro granata si ricompone, tosto e compatto come solo Mazzarri sa sistemarlo, la percentuale di errore si alza e non c’è da stupirsi. A Manolas il compito di interrompere ogni ripartenza. Se Olsen, all’esordio, ha iniziato con un clean sheet, specialità del suo predecessore Alisson, deve ringraziare il centrale che gli ha evitato ogni brivido. Aspettando Dzeko.
(Il Messaggero – U. Trani)
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