(La Repubblica – F. Ferrazza) Rendimento al di sotto delle aspettative per molti giocatori portati da Monchi e dai quali Di Francesco si aspettava di più. Sembra un lontano parente di quello che lo scorso anno era riuscito a raggiungere la bellezza di una vetta fatta di ben 39 gol realizzati. Più simile a quello del primo anno, anche se pilastro di una squadra della quale è ormai un vero e proprio punto di riferimento, Edin Dzeko è diventato suo malgrado il simbolo di una Roma eliminata in coppa Italia dal Torino. Solamente una rete nelle ultime tredici partite, per lui, quella contro la Spal. Per il resto tanti errori – ultimo quello dal dischetto del rigore contro i granata – e una generale sensazione di vederlo poco brillante e spesso concentrato su un lavoro di aiuto alla manovra offensiva, perdendo quindi lucidità sotto porta. Ed il paradosso è che Dzeko aveva cominciato la stagione sulla scia della precedente, facendo sette gol nelle prime sei sfide di campionato e tre in Champions. Poi, nell’ultimo mese e mezzo, dalla trasferta di Milano, nonostante le abbia giocate tutte, il numero nove si è un po’ perso, smarrendo la strada della porta avversaria e infilandosi in un tunnel. Schick è in netta crescita e sembra profilarsi un’alternanza con Edin, proprio come prima punta, continuando le prove di convivenza magari a partita in corsa. La crisi o crisetta di Dzeko, corre parallela con il rendimento al di sotto delle aspettative di alcuni giocatori portati da Monchi la scorsa estate e dai quali Di Francesco si aspettava molto di più. Su tutti Gonalons, ma anche Moreno e Under. Alternative non all’altezza delle prime scelte, che hanno contribuito all’eliminazione dalla coppa. Domani sera i giallorossi dovranno affrontare a Torino la Juventus, big match natalizio che Di Francesco giocherà con la formazione – tipo: di nuovo Dzeko davanti, con El Shaarawy e Perotti.
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