Edin Dzeko

NOTIZIE AS ROMA DZEKO – Sbuffa, sbraita, alza la voce, gesticola, poi la Roma perde, gioca pure male e dici: Dzeko è nervoso. E ti credo, ma ben venga. Meglio acceso e incazzoso che spento e pure demotivato. Del resto si andava sostenendo – nemmeno troppo tempo fa – che Dzeko fosse un po’ troppo buono.

Ora non possiamo certo lamentarci se ha deciso di perdere la pazienza, possiamo lamentarci se lo fa platealmente, con il compagno, con l’allenatore. Il problema è capire: perché si innervosisce? La mancanza del gol non può essere il motivo: ne ha segnato uno fino a ora e anche quando – in passato – non li faceva con continuità, non reagiva come abbiamo visto a San Siro, mandando a quel paese un compagno e rispondendo all’allenatore. Edin si arrabbia – come è successo lo scorso anno dopo la prima sfida con l’Atletico Madrid – quando la squadra gioca male e quando lui è fuori dal contesto, quando non è al centro del mondo.

DENTRO E FUORI AREA – Quindi per provare a spiegare, facciamo riferimento a motivazioni tattiche. Esempio: quando Totti faceva il centravanti, la Roma aveva bisogno di un rifinitore? No, perché il capitano era bomber e trequartista, attaccava l’area e tornava per rifinire, ora per gli esterni, ora per il trequartista, che era Perrotta, uomo di prosa e non di poesia. Dzeko, lo abbiamo detto tante volte, è un attaccante di quel genere: ama occupare l’area, ma gli piace anche sfruttare – partendo da dietro – le sue qualità tecniche.

Non a caso, oltre ai 74 gol romanisti, ha realizzato anche 29 assist. Roba da trequartista, insomma. Ecco perché, forse, uno con queste caratteristiche avrebbe bisogno più di un collega che sappia cogliere i tempi giusti per l’inserimento, piuttosto che di un calciatore capace di innescarlo. Per ora non si è ancora abituato a giocare con Pastore dietro a lui. Poi, con Schick in una posizione molto accentrata, Edin finisce con il fare solo il rifinitore oppure a fare a gomitate con gli avversari, ma sempre e solo fuori dall’area.

Dici, è nervoso. E ti credo. Come si risolve la questione? Dare a Dzeko ciò di cui Dzeko ha bisogno, aspettare che si abitui oppure prendere altre strade: Pastore finto centravanti, Schick al posto del bosniaco, ogni soluzione diversa può essere giusta e migliore. Ma Dzeko, dietro a lui, non sembra avere la necessità di un rifinitore, ma di gente che corra e si sovrapponga: mezz’ali, ali, un po’ meno i trequartisti puri.

(Il Messaggero – A. Angeloni)



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