ncora due partite, due sole partite. E poi anche la seconda stagione giallorossa di Edin Dzeko andrà solennemente in archivio, più o meno sulla falsa riga di quanto già successo con Wolfsburg e Manchester City. E cioè con un exploit che difficilmente qualcuno avrebbe potuto immaginare, considerando quanto successo nel corso della stagione precedente. «Non so, forse ho bisogno di più tempo del normale, visto che le mie stagioni d’esordio non sono mai state un granché – ha detto di recente il bosniaco al The Szczesny show, su Roma Tv –. Non mi sono mai piaciute, ma senza la prima non è mai stato possibile vivere neanche la seconda. E per fortuna c’è sempre stata una seconda, devo prenderla così»
IL CAMBIO – Già, e per fortuna, visto che la stagione dell’attaccante bosniaco (al rientro oggi a Verona, dopo lo stop forzato contro la Juventus per la lesione di primo grado al polpaccio sinistro) merita di essere celebrata come un fiore nel deserto. Dzeko, infatti, aveva cominciato il campionato con addosso le stimmate del flop della stagione precedente. Nella rincorsa alla zona Champions durata l’intero girone di ritorno Luciano Spalletti nella scorsa stagione lo aveva impiegato in dosi omeopatiche, tornando di fatto a essere quel «super sub» (sostituto di lusso) che era stato anche al ManchesterCity. Quanto basta per far considerare la sua prima annata italiana come un mezzo flop. Poi, però, il vento è cambiato, grazie anche alla sua forza volontà ed al lavoro svolto proprio dall’allenatore toscano, che ha trovato il modo di pungolarlo, senza permettergli mai (o quasi) di calare di tensione. E pazienza se a Pescara è partito anche quel «fai ancora il furbo!» contro Spalletti: sui 37 gol stagionali di Dzeko c’è sicuramente anche la mano del tecnico della Roma.
I PRIMATI – E ora che è rientrato e che ha smaltito quell’infortunio al polpaccio, Dzeko ha queste due partite davanti a sé per consolidare o anche battere un paio di record. Domani a Verona, ad esempio, giocherà la partita numero 50 della sua stagione – cosa che non gli era mai successa prima in carriera – ma soprattutto contro Chievo e Genoa potrebbe diventare il miglior marcatore in campionato della storia della Roma. Allo stato attuale delle cose, al primo posto c’è Rodolfo Volk, che nel 1930-31 segnò 29 reti. E alle sue spalle Enrique Guaita, che nel 1934-35 di gol ne segnò uno in meno, 28. Impressioni? Il traguardo è a portata di mano, perché Dzeko – attualmente capocannoniere di questa Serie A con 27 centri personali – non ha davanti sfide titaniche. Se a questo si aggiunge che il centravanti bosniaco è già diventato primatista storico per i 37 gol stagionali segnati finora, evidentemente è facile pensare come la stagione di Dzeko sia davvero di quelle che resteranno nella storia della Roma per sempre. O giù di lì, almeno finché non ci sarà un altro attaccante capace di fare tanto.
IL FUTURO – Ecco perché il d.s. Monchi lo vuole tenere, considerando anche che Dzeko ha ancora tre anni di contratto su cui poter contare (scadenza 2020). La fila per lui è lunga, ad iniziare dal Milan che farebbe carte false per portarlo a casa e che proprio due estati fa cercò (invano) di soffiarlo alla Roma. Ma offerte all’entourage del bosniaco sono arrivate anche dalla Cina, dall’Inghilterra e dalla Germania. E alcune, assicurano, di primissimo piano. Ad essere onesti, se la Roma volesse massimizzare il profitto questo sarebbe il momento ideale per vendere il bosniaco, portando a casa 20-25 milioni di euro. Ma poi bisognerebbe trovare uno da 40 gol o giù di lì. Non proprio facilissimo.
(Gazzetta dello Sport – A. Pugliese)
FOTO: Credits by Shutterstock.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA