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Rassegna stampa

Dzeko senza fine: “Roma, adesso bisogna vincere”

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NOTIZIE AS ROMA DZEKO – Per Edin Dzeko è arrivato anche il momento di percepire che finalmente ha sfondato quel muro di inconscia diffidenza, quella barriera di «sì, va bene, ma…», che hanno accompagnato finora il suo percorso nella Roma.

Lo merita non solo per un valore oggettivo – difficile discutere che sia uno degli attaccanti più completi del mondo – ma anche perché, nonostante in maglia giallorossa non abbia vinto finora nulla, l’impressione è che egli stesso, guardando a ritroso la sua carriera, si senta più lupo romanista, che stella del Wolfsburg o del Manchester City.

Certo, in Germania ha vinto una Bundesliga e un titolo di capocannoniere, in Inghilterra addirittura 5 trofei (2 Premier League, 1 Coppa d’Inghilterra, 1 Community Shield e 1 Coppa di Lega), ma in riva al Tevere gli è successo qualcosa di più: ha trovato casa. Se in questo, tutto sommato, Edin è parco di parole, chi lo racconta meglio è sua moglie Amra che – pur sentendo vitali le radici familiari a Sarajevo – ha spiegato come ormai i figli, anche quando sono in Bosnia, identifichino Roma come luogo di appartenenza.

Con queste premesse, ila fatto che la doppietta realizzata due giorni fa alla Samp, abbia proiettato Dzeko ancora più in alto nella classifica cannonieri della storia giallorossa, sembra quasi un risarcimento del destino per il fatto che i 5 anni siano stati anche un dribbling fra mugugni.

Pensateci. Se parlaste con i tifosi di Pruzzo, Voeller, Montella, Delvecchio o Batistuta – senza neppure arrivare a nominare Totti – vedreste un brillio nello sguardo che fa capire come cuore e ragione si siano saldate e pacificate in un amore eterno, he probabilmente per ciascuno di loro rappresenta una privata «madeleine» proustiana che aiuta a ritrovare il tempo perduto.

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Eppure Dzeko, numeri alla mano, ha ormai superato quasi tutta questa nobile compagnia, visto che ha davanti a sé solo Totti (307 gol), Pruzzo (138), Amadei (111), Volk (106), avendo adesso affiancato Manfredini (104). Ma che la scalata al podio sia considerata agevole, lo dimostrano le quote che gli scommettitori danno all’evento, circa tre. Ma questa è solo una fotografia parziale della realtà, perché se si prendesse in considerazione la media reti-partita, il bosniaco sul podio ci sarebbe già, visto che in questa classifica avrebbe davanti solo Manfredini, cosa si vede dalle statistiche a fianco.

Così, non sorprende che la Roma sia già entrata nell’ordine di idee di estendere il suo contratto – spalmando l’ingaggio – fino al 2023. Certo, la convenienza economica è innegabile, ma la dirigenza sa bene di avere in casa un leader forse ingombrante, ma certamente riconosciuto, tanto da essere, negli ultimi 22 anni, il primo straniero ad essere nominato capitano giallorosso.

Quanto basta perché le sue parole siano prese sul serio quando dice: «È un peccato per un club come la Roma non aver vinto nulla in questi anni. Spero che questo possa cambiare, perché questo club merita di vincere trofei. Dobbiamo fare questo ultimo passo: conquistare trofei. Sono rimasto perché voglio farlo».

Sì, è solo questa la scintilla che manca perché scatti l’amore vero, quello che identifichi il campione con un soprannome. Il Capitano (Totti), il Bomber (Pruzzo), l’Aeroplanino (Montella), il Re Leone (Batistuta), Piedone (Manfredini), il Forneretto (Amadei), Sciabolone (Volk). Adesso tocca a lui, tocca a Edin. Tocca alla Roma.

(Gazzetta dello Sport)

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FOTO: Credits by Shutterstock.com

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