Tutti sono utili, nessuno è indispensabile. A meno che non si parli di Edin Dzeko. Sarà per questo che sul web si faccia fatica ormai da tempo a trovare quei fotomontaggi sarcastici che avevano caratterizzato le difficoltà affrontate dal bosniaco la scorso anno. La doppietta messa a segno martedì sera all’Olimpico con la Fiorentina riesce soltanto in parte a spiegare l’importanza complessiva del capo cannoniere della Serie A (17 reti), arrivato ad inizio febbraio con 24 centri stagionali se si aggiungono Coppa Italia ed Europa League. Dietro la rinascita del numero 9 c’è molto di Basterebbe chiedere a Spalletti, che nelle 33 partite disputate finora dai giallorossi dall’inizio della stagione ha tenuto soltanto una volta attaccante in panchina fino al fischio finale. Un turno di riposo arrivato la scorso 29 settembre in Europa League all’ Olimpico contra la modesta formazione romena dell’Astra Giurgiu.
Dei 23 incontri di campionato andati in scena finora, Dzeko è partito con una maglia da titolare per 21 volte, collezionando 1969 minuti giocati complessivi e piazzandosi alle spalle di Szczesny (con 2070 minuti) al secondo posto dei giocatori più utilizzati, il primo fra quelli di movimento, a dimostrazione che nelle scelte non conti soltanto la mancanza di alternative nel ruolo.
Le uniche due panchine collezionate dal primo minuto risalgono infatti alla scorsa estate (Cagliari e Sampdoria, tra la fine di agosto e l’inizio di settembre) quando le scorie negative della prima avventura in giallorosso non erano ancora state smaltite e tra le idee dell’allenatore continuava a spiccare la volontà di affidarsi al tridente leggero. I gol e in particolare le prestazioni hanno poi ribaltato le carte in tavola, perché la costruzione offensiva generale della squadra passa ormai dai movimenti e dal lavoro di Dzeko, L’attaccante completo che lavora soprattutto in funzione dei compagni.
I pochi passaggi a vuoto registrati sono stati tenuti sotto il controllo rigido di Spalletti, pronto a utilizzare le maniere forti pubblicamente per mantenere sempre alta la concentrazione e la voglia del numero 9 di fronte ad un errore di troppo sotto porta. Dal «giocatore molle» di Udine a quello «divino» e a cui «non si può dire niente» visto martedì contra i viola. Domenica a Crotone toccherà nuovamente a lui, forse ricostruendo la coppia prolifica con Salah (i due si sono scambiati 9 assist complessivi), voglioso di scendere nuovamente in campo. Il migliore dei «problemi» per il tecnico, che se proseguirà con lo stesso sistema tattico degli ultimi tempi potrà scegliere tra Perotti (recuperato) El Shaarawy e Salah per l’ ultimo posto accanto a Dzeko e Nainggolan. Vuole esserci anche Vermaelen: nelle prossime 3/4 settimane il belga utilizzerà un tutore speciale alla mano che gli permetterà di scendere regolarmente in campo.
(Il Tempo – A. Serafini)
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