Edin Dzeko

(Il Tempo – E. Menghi) Dzeko soffre di solitudine. Dopo una partita votata al sacrificio, il bosniaco si è sfogato davanti alle telecamere, lamentando un problema tattico che rischia di alzare un polverone intorno a Di Francesco: «È difficile da dire se mi trovo meglio con il nuovo tecnico o con il vecchio, l’anno scorso ho fatto tanti gol, quest’anno sarà più difficile. Contro l’Atletico Madrid ho toccato pochi palloni, speriamo andrà meglio le prossime volte». Troppo solo Edin là davanti, incaricato di tenere alta la squadra, spesso schiacciata nella propria area dagli spagnoli. «Sento l’assenza di Totti, Salah e dello stesso Nainggolan che lo scorso anno giocava più vicino a me. Adesso sono tutti un po’ più distanti in campo con questo sistema, ma serve pazienza per crescere tutti insieme». La posizione del belga è stata fin dall’inizio oggetto di discussione: sembra sprecato a centrocampo, anche se prima di Spalletti rivestiva quel ruolo a Cagliari, perché negli occhi di tutti ci sono le prestazioni della scorsa stagione, con i suoi inserimenti in area spesso decisivi. Dzeko alimenta il dibattito sul 4-3-3 di Di Francesco, che si è detto pronto a cambiare qualcosa, ma non per lui, bensì per Schick. Il top player arrivato nella capitale a fine mercato potrebbe giocare più vicino a Edin, qualora l’allenatore giallorosso varasse un 4-3-1-2: la convivenza potrebbe significare sopravvivenza per il bomber bosniaco, poco entusiasta dello start della nuova stagione, in cui la Roma sta palesando difficoltà di gioco.

Anche vero che con l’ingresso in squadra del ceco c’è il rischio collaterale di un’altra solitudine per Dzeko, in panchina però. Il risultato di ieri sera non ha lasciato soddisfatto il capitano della Bosnia, uscito nel finale per fare spazio ad El Shaarawy dopo aver fatto i salti mortali per tenere qualche pallone lontano dai Colchoneros: «Una squadra come la nostra non può giocare così nel secondo tempo, e lo stesso vale per gli ultimi 20 minuti con l’Inter. Serve pazienza, ma era importante prendere questo punto per il morale e per andare avanti. Per far crescere la mentalità ne dobbiamo prendere tre però».

D’accordo, ma meno critico, De Rossi, che ha tagliato il traguardo delle 50 presenze in Champions League: «Alisson è stato decisivo, per fortuna nostra. Dobbiamo essere positivi. Il risultato non è negativo per il valore dell’avversario, ma si può far meglio. Nel secondo tempo abbiamo lottato, ma l’avete visto tutti: siamo stati fortunati. Ci ha salvati il portiere. Rigore? Conta poco. Alla fine della stagione possono pesare, soprattutto quello con l’Inter, che era palese. Si poteva e si doveva fare meglio, ma non si è voluto». Juan Jesus aggiunge: «Dobbiamo migliorare delle cose, ma manca pochissimo per vedere la Roma di Di Francesco». Basterà a far sentire meno solo Dzeko?



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