Edin Dzeko, attaccante della Roma

E che sarà mai una lite da campo? Niente, appunto, essendo da campo rientra nella normalità. Ma sempre di lite si tratta, pure sgradevole da vedere. E come spesso accade, dopo si fa pace. Una pace distribuita ai media o una pace vera, poco importa. Arriva la multa (come da regolamento interno) e si va avanti, come accaduto a Torino, tra Allegri e Bonucci: il difensore è stato puntito dall’allenatore, continueranno a mal sopportarsi ma lavorano per lo stesso obiettivo. Dzeko e Spalletti si sono baciati a Pescara, così ha raccontato il tecnico, e non c’è possibilità che Edin possa saltare il derby. Del resto queste situazioni, come detto, capitano e sono capitate in passato proprio a Spalletti: da Jankulovski a Pizarro, da Panucci a Totti. Musini, vaffa, qualche scazzottata, ma la sostanza non cambia. Dzeko, al di là di ciò che possa pensare (ora) o abbia mai pensato in passato di Spalletti, adesso ha in testa la Lazio. E a come compensare nel derby la rabbia di quel gol mancate contro la squadra di Zeman. Il gol non si programma, si coglie. E Dzeko dovrà solo pensare a farsi trovare pronto (frase abusata e terribilmente banale), perché se capita, zac, scatterebbe l’urlo numero 36. Trentasei, mica 2. Dopo che ne ha già fatti 35 in totale, di cui 25 in campionato.

LA VOGLIA DI GOL – Ed è proprio quella maniacale voglia (oggi la si chiama ossessione) di gol la causa scatenante di quella insolita reazione. Edin è il classico buono che se si arrabbia sono dolori, te lo ricordi per sempre. «Ognuno ha le competenze per il ruolo che occupa, io posso fare entrare e uscire chi voglio, qual è il problema? Domenica di sicuro lo faccio giocare e segna. Quella sua reazione in un certo senso mi ha fatto piacere e ogni tanto mi farebbe piacere anche se si disperasse dopo un gol, se reagisse. Se ha questi gesti di stizza siamo sulla buona strada», Spalletti dixit e così ha chiuso il caso nella pancia dell’Adriatico di Pescara, mentre Edin veniva invitato a tacere.

LUI E LA LAZIO – Dzeko contro la Lazio è andato meglio quando andava peggio: lo scorso anno, gol all’andata in campionato, con Garcia in panchina, e al ritorno con Spalletti al posto di Rudi. Quest’anno tre partite, Strootman ha deciso la prima (con Nainggolan), mentre in coppa Italia zero reti all’andata e zero al ritorno (a segno El Shaarawy e due volte Salah) e al di là del restare a secco, Edin non è andato un granché. Ecco, diciamo che ora ha bisogno di rifarsi, di tornare al passato ma con la vena gol di quest’anno. Si ripeterà la sfida con Immobile, per adesso a vantaggio del laziale, che ha fatto centro nelle ultime sfide di Coppa Italia e lo incalza nella classifica dei cannonieri, dove Edin è ancora al comando con 25 gol (insieme con Belotti), mentre Ciro ne ha fatti 5 in meno. Il prossimo Roma-Lazio è un trampolino, da cui tuffarsi con la rabbia di Pescara, insolita per un mansueto come lui. Oggi Edin e Lucio si rivedranno a Trigoria dopo la giornata di riposo e dopo il bacio nella notte di Pescara e ci sarà modo di parlarne ancora. Per capire le ragioni dei due gesti, un cambio evitabile e una reazione censurabile. Perché alla vigilia di una partita come il derby è sempre meglio mostrare come in famiglia vada tutto bene, tipo quella del Mulino Bianco o della Casa nella prateria. I panni sporchi, si dice in questi casi, meglio lavarseli in casa. E a volte al posto di evidenziare un bacio sarebbe meglio nascondere una sana litigata da spogliatoio. L’importante è contare fino tre e trattenersi. Ma ormai è andata e finita, si va oltre. C’è subito la Lazio e ci sarà poco da trattenersi. Ci sarà solo da sfogare la rabbia, sì ma per i gol non segnati in Coppa Italia più che quelli mancanti di Pescara.

(Il Messaggero – A. Angeloni)



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