Game over. Si riparte. Mario Pescante è membro Cio sino al 2018, Franco Carraro (in carica dal lontano 1982) sino al 2019, Ivo Ferriani è appena stato eletto. Giovanni Malagò, superato lo choc olimpico, punterà quindi ad entrare-come membro Cio individuale- nell’elite dello sport mondiale. Anche per questo ha candidato Milano ad ospitare la sessione Cio del 2019 (nell’occasione dovrà anche scegliere la sede dei Giochi invernali del 2026): sarebbe una vetrina importante, sia per lui che per una eventuale candidatura di Milano ai Giochi estivi 2028. L’Italia conta a livello internazionale: Carraro presiede la commissione Cio che si occupa di scegliere le nuove discipline da inserire nel programma dei Giochi olimpici, compito non sempre facile. Pescante, stimatissimo da Bach, rappresenta il Cio alle Nazioni Unite. E Ivo Ferriani, presidente mondiale di bob e skeleton, ha forti conoscenze nel pianeta sportivo. Malagò è uomo di sport, ama tutte le discipline, con una preferenza per calcio e F.1: Renzi gli propose di candidarsi come sindaco di Roma (chissà, forse avrebbe vinto) ma lui preferì restare alla guida del Coni, le cose da fare d’altronde erano (e sono) tante. Naturale che la sua aspirazione adesso lo porti a rappresentare lo sport italiano come membro Cio. Ha ottimi contatti internazionali, e la vicenda Roma 2024 non dovrebbe danneggiarlo più di tanto: è vero che la figuraccia è stata terribile, ma Bach e gli altri membri Cio hanno capito che la scelta è stata solo ed esclusivamente politica. Questo potrebbe attutire la stangata. Almeno si spera. “Interrompiamo Roma 2024” ha detto Malagò ieri. Non ha detto “chiudiamo”. Ma cosa dobbiamo augurarci per riportare in vita la candidatura di Roma 2024? Che a Roma la Raggi sia commissariata (entro il 3 febbraio), che Trump vinca negli Usa e Marine Le Pen in Francia? Che qualche sindaco (Cagliari, Palermo) faccia causa al Campidoglio e vinca poi al Tar? Dobbiamo augurarci una catastrofe? Meglio pensare al futuro, guardare avanti. Quello che Malagò sta facendo.
Procura Figc, avanti adagio. E con qualche mal di pancia…
La nuova Procura federale è oberata di lavoro, anche arretrato: Giuseppe Pecoraro tutti i giorni è in ufficio, un incarico, al posto di Stefano Palazzi, che gli piace. Ma in seno alla Procura c’è stata subito una defezione importante: uno dei vice di Pecoraro, il generale Massimo Cetola, si è dimesso. “Motivi personali” ha specificato l’ex comandante in seconda dell’Arma dei Carabinieri. Pecoraro è rimasto così con un solo vice, Melaragni, da lui scelto. In Procura Figc c’è qualche mal di pancia per la mole enorme di lavoro e per i compensi che sono davvero modesti: 40 euro a missione, mentre il procuratore del Coni, il generale Cataldi, stimato non solo da Malagò ma anche dalla Raggi, ne prende circa 100.00 all’anno, e i suoi vice 25-30.000. In più la nuova procura interregionale, voluta da Tavecchio e che si occupa di migliaia di casi dei dilettanti, fatica a districarsi con gli arretrati. A dirigerla è stato chiamato l’avvocato romano Balata che in quanto procuratore aggiunto risponde a Pecoraro, il quale a suo volta relaziona Cataldi. La procura interregionale inoltre avrà tre divisioni (Nord, Centro e Sud) che ancora devono partire. E nel frattempo, le pratiche si accumulano…
(Repubblica.it)
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