Jurgen Klopp e Roberto Firmino

(Gazzetta dello Sport – S. Boldrini) Bello il calcio di Klopp, incredibili i 39 gol di Salah, spettacolari le cavalcate di Mané, ma la pedina fondamentale nello scacchiere del Liverpool è un brasiliano atipico: Roberto Firmino. È il leader silenzioso dei Reds, dove è approdato nel 2015. È il collante centrocampo-attacco. È una delle chiavi principali del 4-3-3 kloppiano e l’elastico tra i due esterni d’attacco, dove in una gara di sprint tra Mané e Salah serve probabilmente il fotofinish per stabilire il vincitore. Firmino è un formidabile recuperatore di palloni. Gioca per la squadra, ma se arriva la grande occasione non perdona: il 2-1 al City è uno spot del suo senso della rete. L’arrivo di Klopp è stato provvidenziale: è bastato spostarlo al centro per cambiare il vento. Nelle sue 134 presenze, ha firmato 47 gol: più della metà, 24, sono maturati nella stagione in corso, la migliore della sua carriera. Il popolo dei Red lo chiama «Bobby» o «Engine», il motore.

Il Liverpool perde la sua forza andando all’indietro: fortissimo in attacco, forte a centrocampo, discreto in difesa, migliorabile in porta. Non a caso uno degli uomini in cima alla lista dei desideri degli uomini mercato Reds è il romanista Alisson. La retroguardia è stata rinforzata a gennaio con il gigantesco olandese Van Dijk, pagato 84 milioni di euro. Le due gare contro il Manchester City hanno messo in vetrina l’ultima scoperta di Klopp, l’esterno destro Trent Alexander-Arnold, 19 anni e personalità a vagoni. Ha superato a pieni voti l’esame del duello con Sané e in Inghilterra già reclamano la sua presenza nella lista di Southgate per il mondiale di Russia. Il Liverpool ha giocato 48 gare finora: 28 vittorie, 14 pareggi, 6 successi. L’ultimo k.o. risale al 10 marzo, 1-2 in casa del Manchester United. L’usura e la panchina limitata sono un problema da non sottovalutare: contro la Roma mancheranno Can, Matip e Lallana.



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