La prima reazione è tra l’incredulità e lo smarrimento. In consiglio comunale si sta parlando della riqualificazione dell’Esquilino, dell’urletto di dolore del regista Paolo Sorrentino su piazza Vittorio. Ma quando arriva la notizia delle «dimissioni irrevocabili» di Paolo Berdini, nel tardo pomeriggio di ieri, la sicurezza dello storico rione passa decisamente in secondo piano, almeno nei pensieri dei consiglieri pentastellati. Superato il primo momento, però, tra i banchi della maggioranza prevale il sollievo «per aver messo fine a una situazione ormai insostenibile, che rischiava di lacerare il gruppo», commentano gli esponenti M5S alla buvette dell’aula Giulio Cesare. Il paradosso della vicenda è che l’urbanista prestato ai grillini, dopo mesi di contorsioni sul progetto dello stadio della Roma, lascia la compagnia sbattendo la porta ma facendo l’unico vero regalo al Movimento: le sue dimissioni ricompattano la maggioranza, che su Berdini e Tor di Valle sembrava essere sulla soglia di una traumatica spaccatura.
LE REAZIONI Adesso il pensiero, tra i grillini dell’assemblea capitolina, torna unico: tutti contro Berdini. «Ha detto che per sette mesi si è pensato soltanto allo stadio della Roma? Ha ragione, ma è esattamente lo stesso errore che ha fatto lui – sbotta Pietro Calabrese – Non si capisce lui cosa abbia fatto, nel frattempo, per l’urbanistica romana. Se alle parole non corrispondono i fatti è normale che a un certo punto si dividano le strade». Rincara la dose Andrea Coia: «Bisogna capire che cosa ha fatto Berdini in sette mesi – commenta il presidente della commissione capitolina commercio – Noi stavamo cercando di capirlo con una due diligence, perché a parte le dichiarazioni ai giornali non ci è chiaro che cosa abbia fatto sui piani di zona e su altre cose relative all’urbanistica. Mi pare che l’assessore non possa dire di aver ottenuto risultati sullo stadio, pur essendone l’incaricato».
IL FUTURO In serata, chiuso il consiglio straordinario su Punti verde qualità ed Esquilino, sembrano lontanissimi i mal di pancia del giorno prima, con la tumultuosa riunione di maggioranza su stadio e assessore competente. La parola d’ordine, adesso, è dimenticare Berdini. «L’importante è Roma, non le persone – prova a smorzare Marco Terranova, presidente della commissione bilancio – La sua è stata una scelta personale, troveremo un degno sostituto, c’è un lavoro in corso per la ricerca di un sostituto. Andiamo avanti nel governo della città che è quello che interessa ai cittadini». E secondo Maria Teresa Zotta «da alcune dichiarazioni che aveva fatto si capiva che voleva lasciare». In Aula riprende la seduta, i Cinque stelle cercano di pensare all’Esquilino. Si vota una mozione bipartisan e si chiude. Poi tutti i pentastellati si ritirano in disparte, ancora una volta, a parlare tra di loro: il dopo Berdini, con tutte le sue incognite, è già iniziato.
(Il Messaggero – F. Rossi)
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