Josè Mourinho

ULTIME NOTIZIE AS ROMA MOURINHO – Il tempo che passa può ammorbidire gli spigoli, ma José Mourinho resta un totem. Quello intorno a cui danza la Roma che sta nascendo e che lui – pur ammettendo essere diversa da quanto sperava – riconosce come sua. Lo fa a voce bassa, quasi consapevole della sfida che lo attende, anche se il vecchio spirito torna a riaffiorare quando parla di sé in terza persona, come faceva Maradona, scrive La Gazzetta dello Sport.

Una cosa è certa: il plauso per i Friedkin e Pinto taglia i ponti con tutti gli alibi possibili. Vinca o perda, per la Roma sarà una stagione in puro stile Special One, che è cominciata con amichevoli assai poco amichevoli contro Porto e Betis Siviglia. «La rissa contro il Porto mi è piaciuta – dice ai canali del club -. Col Betis è stata già un’altra storia. Il primo responsabile è stato l’arbitro, il secondo io. Non posso essere io a provocare quello che è successo dopo, la squadra mi ha seguito e abbiamo finito con 3 o 4 cartellini rossi. Poi c’era la situazione Dzeko. È stata una situazione strana, si sapeva che sarebbe andato via e si respiravano un po’ di dubbi sul futuro».

E qui si entra nel cuore del presente. «Abbiamo iniziato il precampionato pensando di avere Dzeko ed è stata una sorpresa quello che è successo. In una situazione economica difficile per quasi tutti i club, portare a casa Tammy Abraham è stato quello che voi italiani chiamate “un colpo”. I Friedkin sono stati fantastici e su Tammy, io preferisco dire: “Aspettate e vedrete”, lo dico con tutta la mia fiducia. Lo conosco da bambino. So come ha preso la decisione sempre difficile, per un giocatore inglese, di lasciare la Premier. Questo mi dice tanto, perché quando lo fai, significa che hai ambizione, perché vuoi vincere fuori dall’Inghilterra dove non tanti inglesi hanno avuto grandissime carriere. Con Tammy, Shomurodov e Mayoral, abbiamo un gruppo di attaccanti che mi fanno felice. Certo, non abbiamo quell’esperienza dei giocatori di 30-33-35 anni come si vede alla Juve con Cristiano, al Milan con Giroud e Zlatan, o all’Atalanta con Muriel e Zapata, però a livello potenziale, con questi ragazzi io non potrei essere più felice».

Per Mourinho, gli infortuni di Spinazzola e l’addio di Dzeko hanno cambiato le cose. «Il mercato è diventato un po’ diverso da quello che avevo pensato io inizialmente, perché abbiamo perso Spinazzola per tanto tempo e poi Dzeko. Cercavamo solo una punta e non due, e non un terzino sinistro. Così tutto è diventato più difficile. Sarà la prima e spero l’ultima volta che lo dico: mi mancherà qualcosa che avevo pensato inizialmente, ma devo solo ringraziare per il mercato che è stato fatto».

Per questo gli elogi sui singoli paiono sinceri. «Vina è bravissimo. Rui è Rui, ha giocato più di cento partite con la mia nazionale, ha giocato 4-5 anni nella Premier e ha un livello di stabilità tremendo. Shomurodov lo abbiamo preso perché volevo più mobilità in attacco e siamo super contenti di lui. Così, se qualcuno aveva bisogno di una reazione per capire quello che la proprietà vuol fare in questi tre anni in cui lavoreremo insieme – come minimo, ma io spero di più – ora tutto è chiaro. Sappiamo che non abbiamo la rosa più forte del mondo, sicuramente perderemo e pareggeremo, però nessuno può proibirci di pensare che ogni partita possiamo vincerla». Morale: se la nuova Roma diventerà special come lui, sarà meglio tenersi forte.



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